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Questa sera, alle ore 20.45 al Teatro comunale di Civezzano, andrà in scena – nell’ambito dell’Agosto degasperiano 2022 – l’incontro Io, tu, noi: la difficile arte della convivenza che avrà come protagonista il professor Vittorio Lingiardi: psichiatra, psicoanalista e docente presso l’Università “La Sapienza”, è uno dei più autorevoli studiosi italiani della mente umana.
Professor Lingiardi, il Covid 19 ha cambiato i rapporti e la convivenza tra familiari, amici e conoscenti…poi anche la guerra, con le sue conseguenze, non ha di certo migliorato la situazione. In che modo questi eventi hanno influito sul benessere psicologico dell’individuo e della società?
Nel giro di poco più di due anni, il mondo ha dovuto affrontare – chi in prima, chi in seconda, chi in terza linea – due esperienze traumatiche: una cosiddetta naturale, l’altra causata dall’uomo. Anche se la responsabilità umana nella pandemia e le conseguenze ambientali della guerra rendono incerti i confini di questa distinzione, l’impatto psicologico di questi due grandi eventi è ovviamente diverso. Entrambe minacciano però il nostro senso di sicurezza nell’abitare il mondo, minano quei concetti di “ambiente mediamente prevedibile” e “base sicura” cari alla psicologia e necessari al processo di sviluppo. Per non avventurarmi in paragoni azzardati, mi limito a risponderle in merito alla pandemia: un’esperienza che ha messo una lente di ingrandimento sulla complessità e l’interdipendenza della convivenza con noi stessi, l’altro e gli altri. Quello che io chiamo il sistema “io-tu-noi”.
A distanza di due anni di pandemia, dal punto di vista psicologico, come si sono adattate le persone a questa nuova situazione?
Dipende dalle personalità, dai meccanismi psicologici con cui gli individui si difendono dalle avversità, e dall’età anagrafica. E molto dipende anche dai contesti economici e di sicurezza sociale. Quello che ho visto nella mia esperienza di terapeuta è che la maggior delle persone ha imparato a convivere in modo responsabile (anche se spesso inevitabilmente depressivo) con un’emergenza che si è lentamente “cronicizzata”, richiedendo modifiche profonde nelle proprie abitudini. Alcuni hanno invece risposto con modalità più primitive, negando la realtà, sfiduciando il faticoso cammino della ricerca scientifica. A volte persino trasformando la paura e l’incertezza in aggressività e antisocialità. La parabola politica, ma inevitabilmente psicologica, delle “ribellioni” no-vax/no-pass, per esempio, impossibile da riassumere in poche righe anche perché al suo interno molto variegata, è stata un impressionante laboratorio all’aperto di psicologia sociale e delle relazioni umane.
Spesso si sente parlare di “tornare alla normalità”, ma è difficile immaginare di ritornare nella stessa situazione in cui eravamo prima che arrivasse il Covid-19. C’è la possibilità di trovare una nuova normalità – magari anche migliore rispetto a quella di prima – sia su un piano individuale che sociale?
Verrebbe da rispondere “quale normalità?”. Era normale un mondo così distratto, per non dire violento, sul piano ecologico, climatico, sanitario? Normale un mondo così diviso tra nazioni ricche e dominanti e nazioni povere e spesso in guerra? Ogni tanto ho la speranza che l’esperienza pandemica possa averci insegnato qualcosa; più spesso vengo colto dalla sfiducia, soprattutto quando vedo persone che vogliono soltanto dimenticare, rimuovere. È presto per tirare le somme. Sicuramente se c’è stato un momento per imparare l’arte delle convivenze è stato proprio quello pandemico: la convivenza dell’io, nello spavento; la convivenza del tu, nella cura; la convivenza del noi, nella responsabilità.
Ringraziando il professore per questo confronto, vi invitiamo a partecipare numerosi alla sua conferenza, che sarà un’ottima occasione per riflettere sulle dinamiche della convivenza e scoprire il modo in cui esse influiscono sui rapporti sociali e su ognuno di noi.
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domenica 2 Aprile 2023