La Sardegna è spesso considerata una terra turistica, e talvolta la bellezza del mare oscura aspetti culturali altrettanto affascinanti. È tempo di sfatare questo mito e cercare di far conoscere anche gli autori sardi meno considerati nel panorama letterario italiano forse perché parlano una lingua poco comprensibile ai non-sardi. Non mi sto riferendo al mezzo di comunicazione che è ovviamente l’italiano ma mi riferisco ad aspetti della vita tipici della quotidianità sarda.
COSIMA GRAZIA DELEDDA
Grazia Deledda è stata la prima donna italiana a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura ed è la seconda al mondo ad averlo mai ricevuto. Ma allora perché non viene valorizzata neanche nelle nostre scuole? La risposta forse è da cercare nei temi trattati. Ad esempio, in Cosima, romanzo postumo della scrittrice, parla dei suoi inizi da scrittrice in una Nuoro colma di pregiudizi. Racconta dei suoi successi ma anche fallimenti, delle difficoltà che la famiglia seppur agiata ha dovuto affrontare. A fare da sfondo alla narrazione c’è la descrizione affettuosa di un mondo rustico e ormai lontano, quale doveva essere l’entroterra sardo a fine ‘800. Cosima si sente spesso frustrata e incompresa dalle persone a lei vicine, non potevano capire il desiderio di una ragazzina più intraprendente che non si sarebbe arresa al suo destino segnato alla nascita di casalinga. Il mare per i sardi rappresenta una benedizione ma anche una condanna, un limite naturale che all’epoca era difficile da superare. È chiaro che per un sardo questa storia sia più sentita e coinvolgente ma non è da escludere che tante altre persone, specialmente donne, si possano immedesimare in Cosima.
LE CARTE DI MICHELE BOSCHINO DI GIUSEPPE DESSÌ
Questo romanzo di Dessì valorizza vite semplici ma spesso trascurate perché considerate non degne di essere raccontate. Michele Boschino è un uomo che vuole vivere tranquillo, proprio come aveva fatto suo padre. Non gli interessa la ricchezza o qualsiasi altra cosa, ricerca semplicemente la pace che sarà sconvolta da una vecchia eredità che lo tormenterà per sempre. È una vita semplice quella di questo personaggio, fatta di lavoro e sacrifici ma sta proprio nella semplicità la grandezza di questa storia, una persona comune pur sempre nella sua unicità. Quest’uomo sarà presto dimenticato, come dimostra il ragazzo attraverso il quale si racconta la vecchiaia miserabile di Boschino, nella seconda parte del romanzo. I personaggi del racconto sono testardi e rappresentano perfettamente la mentalità sarda che perdura ancora oggi, un qualcosa che si trasmette come il sangue, di padre in figlio. Dare voce a vite umili non è cosa di poco conto.
DON ANTONIO E VINCENZINO DI GIANFRANCO RUSSINO
Questo breve romanzo tratta un argomento universale: l’amore dei nonni per i propri nipoti e viceversa. Anche se non viene specificato il luogo della narrazione si intuisce che l’autore fa riferimento all’entroterra sardo, posti in cui la vita di campagna regna sovrana ed il tempo sembra rimanere cristallizzato. Don Antonio, il nonno, cerca di insegnare al nipote preferito, Vincenzino, ad apprezzare quella dura vita fatta di sacrifici e lavoro. Il nipote prova una profonda ammirazione per quel nonno che ai suoi occhi sembra un eroe dei fumetti, forte e coraggioso, una roccia che aveva saputo affrontare tanti momenti difficili, che nonostante gli anni non si era scalfita ed era rimasta immutata, più nel carattere che nel fisico. Vincenzino trascorre la sua fanciullezza ammaliato dai suoi racconti, diventa il suo personale cantastorie di vita realmente vissuta. Don Antonio trasferisce i suoi ricordi al nipote, compresi i suoi dubbi sul futuro, sul rapido mutamento del mondo che, da buon sardo, aveva deciso di tenere lontano dalla sua esistenza. I nonni sono un bene prezioso, fonte inesauribile di consigli saggi dati da una lunga esperienza.
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venerdì 16 Maggio 2025