Che animale sei?

Il romanzo del 2005 di Paola Mastrocola si intitola proprio così: “Che animale sei? Storia di una pennuta”. Con parole semplici, un linguaggio quasi elementare e comprensibile, a livelli differenti, anche da un bambino, l’autrice ci racconta la storia di un’anatroccola, metafora della vita.

“Probabilmente era nata nel momento esatto in cui il camion prese male la curva; oppure fu la caduta stessa a farla nascere. Non si sa. Resta il fatto che lei nacque in curva. E nascere in curva, cioè sbandando a una curva la notte di Natale, non è il massimo. A un certo punto però qualcosa la fermò: era un bidone della spazzatura. […]

Faceva freddissimo. Ma lei ebbe una seconda fortuna: finì esattamente dentro una pantofola di pelo che si trovava per caso lì per terra, accanto al bidone. Era grigia e a forma di topo, ma lei non lo sapeva dentro cosa era finita.”

Da questo momento iniziano le avventure della piccola “pennuta”. Dalla sua nascita casuale, con un genitore diverso rispetto alle aspettative (chi non lo è), con le difficoltà che ciò comporta, le mancanze e però, nonostante tutto, l’amore profondo che la lega alla sua mamma pantofola, ai vari personaggi animali facilmente assimilabili a tipologie umane esistenti. I castori, instancabili costruttori di dighe; i pipistrelli che continuano a fare riunioni inutili senza decidere o cambiare nulla; la piccola società fatta solo di immagine e ricchezza.

Lei deve scoprire chi è, in mezzo a tutti, tra le mille strade a disposizione, sceglierne una, per sentirsi finalmente nel posto giusto.

Può sembrare una banalità, eppure decidere chi si è determina ogni scelta, da quelle più sciocche, a quelle più complesse. Come bevi il caffè? Qual è il tuo colore preferito? Acqua frizzante o gasata? Mare o montagna? L’insieme delle nostre abitudini, di quello che facciamo e che ci piace determina la nostra unicità e il nostro percorso che non è sovrascrivibile a quello di nessun altro.

Uno dei passi più belli è l’incontro con l’amore. Poche parole racchiudono la complessità del sentimento e del mettere insieme due vite.

“Lui la guardò salire. Pensava a mille cose: chissà come le sta bene un vestitino a fiori scollato, glielo vorrei comprare io, e invece adesso lei cosa va a cercarsi un fidanzato, meglio se non lo trova, o se quel cretino annega o se lo ingoia un castoro, e cosa diavolo ci sta a fare un fidanzato tra noi due, non c’entra niente, e io adesso glielo dico, e invece no, non glielo dico perché devo andare in biblioteca a scrivere, anche se non ho proprio neanche un’idea in testa, ma poi lo so che mi viene, perché le idee vengono sempre, le persone invece alle volte se ne vanno, soprattutto le persone un po’ speciali che magari hai appena incontrato e non vorresti che andassero via mai più, le legheresti al tuo braccio con un cordino, come si fa con i palloncini, ma anche i palloncini poi se ne vanno, volano via e tu rimani con il tuo stupido cordino al braccio e cosa te ne fai, guardi il palloncino che se ne va in alto e poi non lo vedi neanche più, e chissà quanti milioni di palloncini ci sono in cielo, tutti palloncini che abbiamo perso, che idioti! […]”

Un inno alla vita, pur nella sua enorme complessità. Mastrocola, con il suo linguaggio, riesce a rendere lievi anche le disavventure e i dolori più grandi: poter imparare a farlo è forse il vero insegnamento di questo piccolo grande libro.

Cultura
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domenica 8 Dicembre 2024