“Non si tratta solo di lavorare con la sua musica, tanto meno di spiegarla, poiché ha già detto tutto, si tratta di comporre una nuova melodia che scorra parallela alla presenza della sua musica nelle nostre vite”, così il coreografo spagnolo Marcos Morau dichiara il proprio approccio al grande maestro italiano nell’ideare lo spettacolo Notte Morricone, commissionatogli dal Centro Coreografico Nazionale / Aterballetto.
Nella stessa occasione il circuito Cineworld di Trento ha riproposto la proiezione del documentario di Giuseppe Tornatore, Ennio, e il figlio primogenito Marco Morricone ha presenziato al foyer del Teatro Sociale per una duplice presentazione – dello spettacolo di Morau insieme a Beatrice Capitani di Aterballetto e del libro Ennio Morricone. Il genio, l’uomo, il padre da lui scritto a quattro mani con Valerio Cappelli e i cui proventi sono devoluti all’associazione Armonica Onlus che migliora la vita dei pazienti lungodegenti attraverso la musica -.
Ennio soleva dire che “il corpo è lo strumento principale per esprimere la voce” ed è così che il coreografo spagnolo lo rappresenta attraverso lo sforzo creativo di un uomo, umano troppo umano, nell’arco di una notte “che solo e stordito davanti ai suoi fogli, prende appunti e visualizza melodie per film che non esistono ancora, riportando in vita storie nell’aria rarefatta della sua stanza”. Tutte le sfaccettature della personalità del grande compositore acquistano concretezza sul palco grazie ai corpi dei numerosi ballerini che di volta in volta sono chiamati a rappresentarne gli stati d’animo.
“I genitori di Morau erano cinefili, per cui lui è cresciuto con le colonne sonore di Morricone. Si rese conto che la sua musica creava un mondo a parte rispetto alle immagini che scorrevano sullo schermo: è quel mondo che voleva mostrare agli spettatori, voleva raccontare l’uomo dietro il genio esattamente come lo vedeva lui attraverso la sua opera”, spiega Capitani.
L’omaggio si trasforma così in trittico: Morricone raccontato da se stesso attraverso la propria musica, da Morau attraverso la danza e infine dal proprio figlio attraverso il libro, che Marco descrive come un modo per elaborare il lutto. “Visto il tipo di lavoro che svolgeva, a casa era molto presente ma allo stesso tempo del tutto inarrivabile, rinchiuso nella propria bolla creativa. I geni sono soli con la loro solitudine, i loro silenzi e le loro difficoltà relazionali, ma mio padre è stato un uomo fortunato perché è riuscito a raggiungere tantissime persone in maniera trasversale attraverso la sua musica, di cui ne ha fatto un’arte matematica ma rivoluzionaria senza mai abusare o stressare gli strumenti”.
Entusiasta dello spettacolo, racconta di aver percepito come Morau sia riuscito “a immaginare mio padre entrando in empatia distante con lui, rappresentandone l’aspetto umano dell’animo infantile che li accomuna, così come la musica e la danza che vanno di pari passo in una dimensione creativa e matematica nelle loro componenti di spazio e tempo”.
Notte Morricone è davvero un omaggio in continuo divenire che risponde perfettamente all’esortazione di George Balanchine – ballerino e coreografo russo – a “vedere la musica e ascoltare la danza”.
Foto © Christophe Bernard
Musica
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domenica 22 Giugno 2025