BOB DYLAN A COMPLETE UNKNOWN
Ho aspettato tanto questo film, come al solito nella mia città arriva sempre tutto con clamoroso ritardo, ma almeno è arrivato. Devo dire, non ha deluso le mie alte aspettative. Bob Dylan è un personaggio che affascina per le sue controversie e per quella sua aurea di mistero che si porta sempre dietro. I 141 minuti di film cercano di riassumere il cambiamento di genere musicale che Dylan fece negli anni ’60, da folk a rock. A fronte di una prima parte del film ben scritta e comprensibile, la seconda appare un po’ frettolosa e scollegata, non è semplice riassumere cinque anni di un artista del genere in poco più di due ore di film, per questo motivo non si comprendono bene i motivi di questo cambiamento. Nonostante questa non piccola sbavatura è un ottimo prodotto. Ciò che sorprende di più è la bravura del giovane protagonista Timothée Chalamet, che ha trascorso 5 anni per la preparazione di questo film, in cui ha imparato a cantare, a suonare chitarra, armonica e pianoforte. Il risultato è un’incredibile somiglianza con Bob Dylan sia nella voce che nel modo di fare. Quel carattere schivo e perennemente in rotta di collisione col resto del mondo, viene perfettamente incarnato da Chalamet che non si è risparmiato. Si raccontano gli amori, i tradimenti e si accenna anche al suo vero nome, Zimmerman, anche se di sfuggita scritto su una lettera. Dylan ha fatto la storia della musica di quegli anni con la sua musica ma anche con le sue scelte come quella di suonare canzoni rock in un santuario della musica folk come il Newport Festival, scatenando lo scontento del pubblico e successivamente accontentandolo suonando dei pezzi in acustico, spinto da Johnny Cash. Altra scelta che ha spiazzata è quella di non essere andato alla cerimonia del ritiro dei premi Nobel quando gli venne assegnato il Nobel per la Letteratura nel 2016 “per aver creato una nuova poetica espressiva all’interno della grande tradizione canora americana”, un riconoscimento che non viene dato tutti i giorni ad un cantante. Si dice che Dylan abbia seguito passo passo il regista e sceneggiatore per creare questo film, quindi che lui abbia approvato ogni singola parola che viene pronunciata. Traspare anche la sua grande riservatezza, la sua spavalderia, la sua sicurezza in ciò che fa, ma anche la fragilità e il disagio che il successo gli ha portato.
Di certo Bob Dylan ha scritto la storia della musica non è rimasto un completo sconosciuto per i più. Chi l’avrebbe detto che un ragazzino dai capelli ricci arrivato a New York con la sua chitarra e la sua armonica sarebbe arrivato dov’è arrivato, aggiungo per fortuna.
Cultura
Twitter:
giovedì 15 Maggio 2025