“La vita, che non sa fare altro, procede”, la recensione del romanzo “Invernale” di Dario Voltolini

Il mercato è preso d’assalto da una massa di persone. Ci sono folle nelle corsie. Non si passa.” Questo l’incipit dinamico di un romanzo carico di vita e caos, lo stesso caos che, contrariamente alla prima parte dell’opera, poi ne sovverte il ritmo aprendosi all’intimità stessa dell’autore.

L’opera edita da La Nave di Teseo narra infatti di un evento privato e fondante della biografia dell’autore: la perdita del padre. Ma quello che Dario Voltolini riesce a trasmettere non è nulla di scontato e soprattutto privo di qualsivoglia intenzione pietistica. È la ripresa di una storia cruda e sincera quanto le descrizioni della sua Torino di provincia, presentata con differenti angolazioni di tempi e prospettive.

Il libro si apre nel mezzo del lavoro di Gino, macellaio, impegnato come tutti i giorni della sua vita alla carne. Mentre è intento a lavorare su un nuovo animale, per un’incidente o una disattenzione commette il fatale errore che cambierà tutto: il coltello trafigge la sua carne provocandone un taglio, un’infezione, una diagnosi.

Niente è più come prima non solo per il fiero macellaio, ma anche per il figlio, il protagonista-narratore, poiché anche i modi non sono più gli stessi. “Scruto mio padre mentre si muove in silenzio per casa. È indifferente? A cosa?” Questa l’immagine forte e personale che Dario fornisce di suo padre, Gino. Un uomo, semplicemente un uomo.

L’immagine famigliare di un ordinario che, dopo la diagnosi, muta inevitabilmente. Non solo la vita quotidiana, il lavoro, la famiglia, ma le anime stesse di coloro che quella casa la abitavano. Un urlo necessario. È questo ciò che si nasconde in queste rapide pagine piene di un amore che solo la scrittura intima può trasmettere.

Attraverso uno stile attendo alla tradizione lirica del passato e allo stesso tempo modernamente crudo e sincero, l’autore ci dona la sua esperienza. Un vissuto amaro eppure imperdibile, in quanto la capacità dell’autore sbalordisce nel prendere un momento e fissarlo nel tempo, facendone un eco universale che riguarda non più Dario e suo padre, ma tutti i figli e i padri.

La vita, che non sa fare altro, procede.” Così l’autore risolve il suo dramma. Una silenziosa e rispettosa presa di coscienza sul dissolvimento della carne, la stessa carne che suo padre con tanta cura e dedizione selezionava, tagliava, preparava… un omaggio al manifesto stoicismo del padre.

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mercoledì 9 Ottobre 2024