“Nessuno si ferma a contemplare”, la recensione di “Romanzo senza umani”
“Nessuno si ferma a contemplare”, queste le parole che l’autore Paolo di Paolo riporta nelle prime pagine del libro “Romanzo senza umani” (Feltrinelli) portando subito la mente all’immagine apparentemente immobile di un paesaggio, congelato nel tempo, che nessuno più guarda: una terra desolata e allo stesso tempo piena di vita.
Un intreccio di due racconti apparentemente distinti, a partire da quello di un resoconto storico-scientifico sull’analisi di un lago dove ad accompagnare il lettore è un professore, erudito e formale, che con dedizione e disciplina analizza ogni particolare, ogni sfaccettatura con ferra coscienziosità, ma allo stesso tempo il professore è anche un uomo disattento alla vita.
Ed è qui che l’autore fa conoscere il lato più ordinario del proprio protagonista: un uomo che durante ad una cena non ascolta l’amico perché distratto dalle incombenze del viaggio che da lì a poco dovrà affrontare; un uomo che durante una spiacevole conversazione al telefono si infervora e inizia a gridare. Attraverso gli occhi del protagonista, Mauro Barbi, l’autore svela sia innovazione che bravura perché è grazie a questa semplicità che diventa possibile analizzare ciò che egli è divenuto nel tempo.
Un semplice uomo che ammira un lago, specchio del suo mondo interiore, bacino e culla della propria memoria. Grazie ad una scrittura capace e moderna, composta da un elegante prosa unita alla presenza di più vivaci dialoghi, l’autore permette di sondare gli abissi dell’interiorità propria del genere umano, affrontando di fatto le vorticose correnti della vita. Poiché il mutamento del lago, osservato in modo analitico e scientifico dal protagonista, riflette una più profonda ed intima realtà.
Il protagonista vede ora in quei mutamenti esterni anche i propri cambiamenti.
L’influenza del mondo non ha toccato solo il clima del lago, ma ha inciso anche sul proprio io interiore, in particolare, sui rapporti sociali e la distanza creata dalle onde del tempo.
Un’amicizia trascurata, un amore lasciato ad appassire e l’insistente e disperato bisogno di lasciare un segno.
Portando il lettore ad una totale immedesimazione, poiché il cambiamento del lago è il cambiamento dell’uomo: ogni suo avvenimento, ogni sua variazione è una metafora per la vita che si espande oltre Mauro Barbi, arrivando all’umanità. Tutto è cambiamento, tutto è coscienza e crescita, ma allora: “perché si è raffreddato tutto?”.
Cultura
Twitter:
giovedì 7 Novembre 2024