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Marco Tonolli e Luca Matassoni – Foto: Trento Film Festival
I film d’alpinismo, normalmente, raccontano di una sola figura: l’alpinista che raggiunge la vetta. Altavia 4000, presentato al Trento Film Festival nella sezione Alp&ism, racconta invece “la storia di un’amicizia che ha come sfondo i giganti delle Alpi” – per utilizzare le parole dei due giovani registi – facendo emozionare non solo per l’impresa riuscita, quella di scalare tutti gli 82 quattromila delle Alpi in una sola stagione. Abbiamo avuto l’occasione di intervistare Luca Matassoni e Marco Tonolli, per farci raccontare qualcosa in più sul loro primo film.
Come è stato, per voi, unire le passioni per la montagna e per la comunicazione video e foto realizzando un documentario?
Luca: Quello che abbiamo fatto, sostanzialmente, è stato mettere in pratica le cose che avevamo già esplorato, anche se in maniera molto minore. È, infatti, a partire dalle scuole superiori che abbiamo cominciato a sviluppare questa passione insieme per la montagna e per la fotografia, così per il cinema. È stato comunque tutto un po’ nuovo: l’esperienza che avevamo sui 4000 era limitatissima, eravamo sì accompagnati da due guide alpine, però oltre a questa difficoltà c’era quella di fare delle riprese in ambiente.
Marco: È stata una di quelle cose che alla fine posticipi sempre. Di fatto la nostra idea iniziale era quella di dedicarci al comunicare la montagna, questo ci accomunava e dicevamo “lo faremo” ma non avevamo ancora le idee molto chiare. E sì, per le riprese in ambiente si hanno una serie di incognite: nel momento in cui sai che salendo devi portare a casa del materiale di qualità che ti servirà, ci sono difficoltà non indifferenti. In più, non sapevamo come il nostro corpo avrebbe reagito alla quota, né avevamo avuto la possibilità di fare sopralluoghi se non virtualmente, guardavamo e cercavamo di capire col sole qual era l’ora ideale per girare, laddove fare l’intervista… Poi molto era lasciato non dico all’improvvisazione, ma alla flessibilità, avevamo sì un programma ma siamo sempre stati in grado di interpretarlo in maniera flessibile in base al cambiare delle condizioni.
Perché avete deciso di raccontare la storia di Gabriel Perenzoni e Nicola Castagna?
Marco: Quello che ci ha colpito molto di Gabriel e di Nicola è prima di tutto il loro passato estremamente diverso (skyrunning uno, alpinismo l’altro); poi ci interessavano specialmente perché la loro è una storia che parte dal sogno che li ha uniti. Col senno di poi, ci sono dei forti dei parallelismi: anche noi avevamo il nostro grande sogno e siamo riusciti a unire tutto con il documentario.
Luca: Ci è capitata questa occasione tra le mani, eravamo al momento giusto nel posto giusto, tutto si è allineato: abbiamo colto la palla al balzo e cominciato questo progetto. C’era anche po’ di timore, perché comunque era il nostro primo film, ma un po’ alla volta e mettendoci parecchio impegno ed energia siamo riusciti ad arrivare fin qua e a vincere anche un premio (Il premio Città di Imola, ndr): siamo contentissimi, non ce l’aspettavamo.
Qual è l’emozione che avete provato a vedere il vostro lavoro sul grande schermo?
Luca: Un’emozione unica, anche perché la sala era pienissima, tutti i posti erano prenotati e in più c’erano persone in piedi in fondo alla sala. È sempre difficile giudicare il proprio lavoro, avevamo già raccolto dei feedback in precedenza, ma quando abbiamo ricevuto tutto questo riscontro positivo anche da parte del pubblico, abbiamo compreso che effettivamente il film è andato bene. Un’altra cosa che abbiamo apprezzato tanto è che il film sia piaciuto non solo agli addetti ai lavori, ma anche a persone a digiuno di montagna. Questo fa ancora più piacere, perché, alla fine, quello a cui puntavamo era realizzare una storia universale, che potesse arrivare a chiunque a prescindere dalla passione per la montagna.
Marco: Nel 2023 ha fatto impressione vedere una sala piena, sembrava di entrare in un’altra epoca. È bello, poi, uscire dal cinema e vedere le persone che vengono lì e ti ringraziano, una cosa che non mi sarei mai aspettato, inappagabile e veramente emozionante. E sì, come dicevamo, non ci sono descrizioni tecniche, è il racconto di una storia di amicizia, di due vicende umane che si intrecciano che ha come sfondo la grandiosità delle Alpi.
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domenica 28 Maggio 2023