Perfetti Sconosciuti: la stagione teatrale trentina chiude con il botto
Il primo fine settimana di aprile la stagione Grande Prosa 2023/2024 del Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento si è conclusa con il debutto teatrale di Paolo Genovese, adattamento del suo omonimo film campione di incassi Perfetti Sconosciuti.
Non è la prima volta che un regista cinematografico adatti una propria pellicola per il teatro: non più tardi dell’anno scorso era toccato a Ferzan Özpetek portare in scena Mine vaganti, in un’operazione acclamata da critica e pubblico, che, esattamente come il collega, aveva potuto contare su un cast corale in gran forma. Se il cineasta turco aveva però rivisto lievemente il testo, Genovese mantiene inalterata trama e personaggi, compreso il finale che ribalta completamente gli avvenimenti. In un’intervista a La Repubblica, il regista aveva infatti affermato che “la scelta di portare questo film a teatro deriva dalla stessa sceneggiatura, con sette persone a tavola e un posto vuoto, che non era casuale: lo immaginavo per lo spettatore che si sarebbe idealmente seduto e avrebbe partecipato alla cena”.
La storia, probabilmente nota a tutti – è il film italiano con più remake al mondo -, tratta il tema dell’invasione pervasiva della tecnologia nella vita di tutti i giorni, dello smartphone e del suo ruolo di depositario di segreti, sfruttando una serata in compagnia di uno stretto gruppo di amici di vecchia data – tre coppie e un “single” – che, complice un gioco di svelamento, scopriranno di essere in realtà dei perfetti sconosciuti. “Dieci anni fa ero interessato a capire dove stavamo andando ma ho visto che la nostra dipendenza dal cellulare e dalla rete è aumentata in maniera esponenziale. La tecnologia ha una parte fisiologica, utile, e una patologica molto presente e incontrollabile, tant’è che abbiamo avuto la comparsa di una nuova categoria, gli odiatori, gli haters”.
Proprio quest’ultima componente è alla base di uno dei momenti più esilaranti e riusciti dell’intero spettacolo. Complici un mastodontico Massimo De Lorenzo e un Dino Abbrescia in stato di grazia, l’omofobia diventa forza motrice di una serie di gag intelligenti e spassose che, dopo un amaro e liberatorio “sono stato gay per due ore e mi è bastato per tutta la vita”, sfociano nella consapevolezza che l’amore va protetto e coltivato ogni giorno.
Nel frattempo, fuori dall’immaginaria finestra che collega palcoscenico e platea, la luna si oscura per l’eclissi, metafora di quel lato oscuro che, insieme a quello pubblico e a quello privato, va a completare il trittico della vita e a concludere nel miglior modo possibile la stagione teatrale trentina.
Cultura
Twitter:
domenica 8 Dicembre 2024