“Kind of kindness”, film composto da episodi diretto da Yorgos Lanthimos, è giunto di recente nelle sale sconvolgendo e provocando lo spettatore senza mezzi termini. La pellicola, che vede rinnovata la collaborazione del regista greco con gli attori Emma Stone e Willem DaFoe, è suddivisa in tre episodi che condividono lo stesso cast, nonostante vengano narrate vicende completamente differenti. Lo snodo che connette ognuna di queste parti è la figura di R.M.F., uomo di mezza età che svolge un ruolo secondario in ogni storia e dà il titolo a ciascuna parte, rappresentando l’elemento pseudo comico del film. Altra macro-tematica che unisce le varie vicende è la concezione distorta di amore e gentilezza che viene vissuta e percepita dai personaggi sotto diverse sfaccettature. Nel primo episodio ad esempio, “La morte di R.M.F.”, il protagonista Robert è un impiegato che vive una vita felice con la moglie, ubbidendo assertivamente al capo Raymond. Quest’ultimo, sotto alcuni aspetti analogo al “Grande Fratello” di “1984”, manipola e guida la vita di Robert decidendo ciò che deve mangiare, bere e fare ogni giorno; ciò che deve indossare, che libro deve leggere, se può avere rapporti con la moglie. L’amore nei confronti di Raymond, vissuto anche attraverso esperienze poligame, viene prima di ogni altra cosa. Nella seconda parte, intitolata “R.M.F. vola”, il rapporto matrimoniale viene analizzato in un’ottica molto più sadica e nociva: Daniel è un poliziotto che soffre molto per la scomparsa della moglie Liz. Quest’ultima, ricercatrice sopravvissuta ad una spedizione in un’isola deserta, viene ritrovata e ritorna dal marito. L’uomo stenta a credere che la donna che ha davanti sia davvero la sua compagna dato che numerose abitudini per lei sono cambiate; decide quindi di sottoporla a delle prove sadiche, come il cucinare uno dei suoi pollici. Il padre di lei tenta inutilmente di allontanarla da Daniel, ma la donna nonostante tutto acconsente alle pretese insensate del marito e in un ultimo atto disperato si rimuove il fegato sempre con l’obiettivo di cucinarlo per lui. Nel terzo ed ultimo episodio, “R.M.F. mangia un sandwich”, l’amore raggiunge una prospettiva collettiva: Andrew ed Emily sono due membri di una setta alla ricerca di un nuovo messia che prenda il comando del gruppo. Il rapporto con la setta ripresenta gli elementi anomali incontrati in precedenza, infatti i rapporti sessuali fra gli adepti e i rituali legati all’acqua e al sudore trasmettono allo spettatore un senso di distanza rispetto alla narrazione. Il marito di Emily inoltre avvicina la donna con la scusa di incontrare il figlio e in un momento di debolezza droga e violenta l’ex moglie, che da quel momento verrà ritenuta impura da parte della setta. La poetica di Lanthimos emerge in maniera particolarmente evidente in questa pellicola, caratterizzata da toni macabri e disturbanti in ogni episodio. Le musiche di Jerskin Fendrix inoltre coadiuvano il sentimento sinistro ed inquietante trasmesso anche nella più normale delle scene: accordi dissonanti e brevi melodie aleggiano nell’aria, alternate saltuariamente a celebri canzoni che spezzano il ritmo del film. La natura umana emerge nei suoi aspetti più drammatici ed estremi, rispondendo istintivamente alle situazioni in cui è calata. Robert, nel momento in cui Raymond lo priva della moglie, non esita a rompersi un piede pur di ottenere l’attenzione di una ragazza, Rita, per non parlare di come tratta R.M.F. cercando il perdono del capo. Nel secondo episodio, Daniel giungerà ad atti ancor più estremi, come nel caso delle richieste sadiche poste alla moglie per dimostrargli la sua fedeltà. Anche Emily, in cerca di redenzione, agirà senza mezzi termini sequestrando di fatto una persona con il solo scopo di essere riaccettata nella setta. L’essere umano sa essere imprevedibile e Lanthimos lo sa bene, stravolgendo i contesti in apparenza normali in cui i suoi personaggi sono calati. Lo stile del regista greco è ritornato più crudo e netto che mai.