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Giovedì 6 novembre ha debuttato la prosa di Andrea Castelli – attore trentino – Sanguinare Inchiostro.
Nostalgica di una sedia a teatro, ho accettato l’invito a vederla. Solitamente non m’informo prima di una visione per non rovinare l’autenticità della mia interpretazione che, in questo caso, era già contaminata dall’abuso delle cronache sulla Grande Guerra. Prevenuta non sapevo cosa aspettarmi, ma a partire dalla prima scena lo spettacolo ha preso una piega innovativa – intelligente – e dopo quasi due ore la conclusione è arrivata senza che controllassi la velocità con la quale la narrazione è riuscita a travolgermi fino a commuovermi.
L’autore e il regista (Carmelo Rifici) hanno raccontato gli anni dal 14 al 18 parlando della scrittura come terapia che permette all’individuo di non perdersi nella balia di un conflitto bellico, o in quello che una crisi comporta. Per chi ha voluto coglierlo, il parallelismo infatti si rifà al problema attuale dei giovani che si sentono da soli a dover decidere in un presente confuso dove non si capisce chi è il vero nemico (l’economia? la finanza? l’educazione? ). Un presente dove la scrittura, sia per chi la fa e la riceve, viene in aiuto per isolarsi e allo stesso tempo mettersi in relazione e, come succedeva anche al fronte, lasciare memoria di sè.
A intervallare le scene che rapide nei cambi sorprendevano il pubblico, la parola delle lettere dei soldati narrava il loro amore speranzoso.
Fedele a questo filo di parole, la produzione del Teatro Stabile di Bolzano ha srotolato un gomitolo di musiche, video e luci e giovani interpreti che hanno ridato valore a un pezzo di storia rivisitato – finalmente – attraverso un interessante confronto con l’attuale: due periodi diversi che testimoniano stessa rassegnazione e timore per il futuro.
Ogni attore infatti era la voce di ognuno di noi, persone fra i venti e i quarant’anni con un bisogno profondo di esprimersi in una guerra dove, senza un fronte che ingabbia, porta a perdizione e disorientamento. Una battaglia in un contesto precario su più fronti che sta trasformando la nostra generazione che, oggi come allora, sta iniziando a fare il contrario di quella precedente, perdendo la stima verso “i più grandi”
Sanguinare inchiostro oltre a lasciare due o tre pillole conoscitive per una visione storica che personalmente non avevo mai udito, ridà dignità ai ragazzi nordici storicamente contesi: umiliati dai tedeschi per essere “terroni” e mal voluti dagli italiani per “vivere” vicino al nemico.
Uscita dal teatro la forza di restare ferma nel rumore attuale per continuare a scrivere era maggiore. Davanti alla prosa di Castelli chiedo lo sforzo a ciascun adulto di leggerla staccato da un Novecento da lui fino a ora interpretato, per comprendere veramente cosa di quella stessa storia sta ritornando a segnare la generazione dei trentenni di oggi.
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domenica 26 Giugno 2022