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Fino al 19 settembre sarà possibile visitare presso il Palazzo delle Albere di Trento la mostra dedicata al fotografo Steve McCurry. Quello della celeberrima Ragazza afgana, per intendersi. “Afghanistan, Tibet, Mongolia, Giappone, Brasile, Birmania, Filippine, Marocco e Yemen sono i luoghi protagonisti di una collezione di centotrenta fotografie (in parte inedite) che attraversano l’intera carriera dell’artista”. Così recita il pannello introduttivo della mostra, che si sviluppa su due piani ed è impreziosita dalla “Icons Room”, in cui viene ripercorsa attraverso 11 scatti l’intera opera di McCurry.
Merita un breve approfondimento proprio la Ragazza afgana, uno degli 11 scatti scelti per la “Icons Room”. McCurry fotografa la ragazza – allora dodicenne – nel 1984. La trova in un campo profughi in Pakistan, dove si era diretto con l’intento di documentare per il National Geographic gli effetti devastanti della stagione monsonica. La foto, scelta come copertina della rivista, ebbe subito grandissima fortuna, tanto da essere oggi una delle foto più note al mondo. McCurry volle ritrovare la ragazza e ci riuscì nel 2002. Sharbat Gula – così si chiama – vive in Afghanistan ed è madre di tre figlie. La fama generata dal ritrovamento ha fatto sì che il National Geographic potesse allestire un’organizzazione oggi nota come “Afghan Children’s Fund”, che ha lo scopo di garantire a bambini e bambine afgane il diritto all’istruzione.
Perché Steve McCurry ha avuto così successo nel mondo? La risposta può trovarsi proprio nell’antologia fotografica che i curatori della mostra hanno formato. La fotografia di McCurry è così celebre perché dialoga intimamente con lo spettatore. Perché annoda all’opera chi ne fruisce. Perché è onesta. McCurry documenta crisi ambientali, differenze sociali, soprusi umani. E nel farlo ci spinge a un esame di coscienza. Gli occhi dei soggetti fotografati – tenete a mente ancora come esempio quelli della Ragazza afgana – scandagliano l’anima di chi li osserva. La loro purezza, la loro dignità, la loro forza magnetica svelano le nostre contraddizioni e aprono squarci nell’orizzonte di idee di ognuno. Insomma, la fotografia di McCurry è come un viaggio: è incontro culturale, scontro, sintesi, crescita.
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venerdì 9 Giugno 2023