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Banksy non chiede il permesso

Pensiamoci un attimo: le immagini che ci passano sotto gli occhi non scegliamo noi di vederle, eppure le vediamo anche contro la nostra volontà. Ciò che guardiamo, se ci colpisce, non abbandonerà molto facilmente la nostra mente. Per leggere, il nostro cervello richiede un diverso sforzo cognitivo: dobbiamo tradurre quei segni prima in parole e poi in concetti. Per le immagini invece è tutto molto più istantaneo.

La forza di Banksy sta nell’immediatezza di un messaggio che conduce a riflessioni inquietanti. Spesso ci mette sotto gli occhi un problema a cui magari avevamo prestato poca attenzione o a cui non avevamo pensato affatto. Non ci si può sottrarre dal vedere le sue opere perché ti ci imbatti mentre stai camminando per strada e per caso inciampi in quello che sembra un graffito, ma è molto di più. Le sue immagini sono disturbanti, ti colpiscono perché danno una diversa chiave di lettura del mondo che ci circonda. A volte possono essere esilaranti come Winston Churchill con una cresta punk fluorescente, ma anche ossimoriche come dei soldati in guerra che dipingono il segno della pace, pur essendo armati fino ai denti.

Quest’ultimo stencil citato è stato realizzato da Banksy nei pressi del parlamento britannico nel 2003 e venne rapidamente rimosso dalle autorità. È una dichiarazione artistica contro la guerra: rappresenta la risposta al coinvolgimento della Gran Bretagna nella battaglia in Iraq. Perché dei soldati che, secondo le autorità, dovrebbero seminare pace e democrazia non seminano altro che guerra e distruzione?

Un’altra celebre immagine di Banksy è quella chiamata “Heavy weaponry” che significa “Artiglieria pesante”. rappresenta un elefante con un missile nucleare posizionato sul dorso. Questa raffigurazione era presente sui muri di Bristol, talvolta accompagnata dalla scritta “Quale parte di guerra termonucleare non capisci?” Per comprendere l’uso di questo animale è necessario sapere che “l’elefante nella stanza” è un’espressione tipicamente anglosassone usata come metafora per indicare un problema evidente che tutti ignorano.

Veniamo all’immagine più celebre di questo artista: “La ragazza con palloncino”. Apparsa per la prima volta nella zona di Southbank, a Londra, nel 2004, Banksy accompagna l’immagine con la scritta “C’è sempre una speranza”. Potremmo interpretare questa raffigurazione e queste parole in molteplici modi, ad esempio: la bambina lascia volutamente il palloncino per liberarlo, quindi è contenta ma allo stesso tempo si rammarica di aver perso un compagno di giochi. Seconda ipotesi: alla bambina scappa il palloncino e, triste, lo guarda volare via.

Fin qui abbiamo analizzato solamente il punto di vista della bambina. Se però ci concedessimo di immaginare che anche il palloncino sia un oggetto animato, vedremmo che anche lui è stretto tra due sentimenti contrastanti: la gioia di essere libero e la sofferenza per un distacco. La speranza di cui parla Banksy potrebbe essere legata al fatto che c’è sempre qualcosa di nuovo che ci attende dietro l’angolo: ci sarà un nuovo compagno di giochi, una nuova avventura da vivere per farci sorprendere ancora una volta dalla vita.

Questi “fulmini” improvvisi che ci troviamo davanti per caso, quali sono le raffigurazioni di questo artista, lasciano un senso agrodolce nella nostra testa, di speranza ma anche inquietudine. Per questo le immagini non chiedono il permesso, tantomeno quelle di Banksy.

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giovedì 7 Dicembre 2023