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In questi giorni in Trentino si è parlato a lungo di un uomo che si è finto prete nella Chiesa di Santa Maria di Rovereto (TN). Una breve sintesi per chi non fosse a conoscenza della vicenda: un signore è entrato in Chiesa, ha proferito qualche parola dall’altare e infine si è seduto nel confessionale, ovviamente dalla parte del sacerdote ed ha iniziato a “confessare” un fedele. Mi sarebbe piaciuto osservare l’espressione di questo malcapitato quando, al termine della Confessione, anziché ricevere l’assoluzione si è sentito chiedere dei soldi, ma ancor più avrei voluto essere presente quando alla porta del confessionale hanno bussato i Carabinieri di zona. Una scena simile a quelle che si vedono nella serie televisiva “Don Matteo”, con il Capitano e il Maresciallo che fanno irruzione in Chiesa e arrestano il colpevole di qualche crimine.
Questa notizia mi ha fatto tornare alla mente un altro prete di cui ho letto tempo fa e al quale ho immediatamente associato questo falso sacerdote ubriaco: Don Michele Cerruti. Sì signori! Ecco, vi do nome e cognome! Sono sicura che alcuni di voi avranno corrucciato la fronte, non capendo di chi stia parlando, mentre molti altri avranno fatto un sorriso d’intesa. Don Michele, era il prete, o meglio, il falso prete, che fece ardere viva una ragazza di 20 anni con l’accusa di stregoneria. Spero di non avervi fatto agitare: è una storia avvenuta l’11 settembre del 1610!
Mi riferisco al personaggio de La Chimera di Sebastiano Vassalli, vincitore del Premio Strega nel 1990, e realmente esistito. Nella premessa, infatti, l’autore scrisse di aver trovato casualmente dei documenti che testimoniavano la realtà dell’evento raccontato e, come sua abitudine, diede vita e volto a persone, abitudini, parlate e credenze dell’epoca.
Ma torniamo al nostro don Michele, persona e personaggio. Lui sì che era un vero falso prete! Vassalli ci dice che non aveva l’aspetto di un prelato perché non aveva la chierica e non indossava il tipico abito lungo e nero. Oggi queste usanze sono fuori moda, quindi un punto di contatto con il finto prete di Rovereto lo abbiamo trovato. Don Michele celebrava la Messa, somministrava l’Eucarestia e il Battesimo, benediceva, sposava, e perdonava i peccati dei suoi parrocchiani.
Era addirittura un prete-mago. Eh sì, quando le cose si devono fare, si fanno bene! Leggeva infatti la mano e prevedeva il futuro. Sapeva a malapena leggere e scrivere, ma andava predicando a gran forza che per andare in Paradiso bisognava… Pagare! Già, perché in quel periodo storico la compra-vendita delle indulgenze era affare quotidiano. Ed ecco un’altra analogia con l’odierno falso devoto. Chissà se è anche in grado di leggere la mano!
Entrambi, poi, hanno dovuto abbandonare l’ambiente religioso a causa delle forze dell’ordine: del Tribunale della Santa Inquisizione Don Michele e dei Carabinieri di Rovereto la sua versione moderna.
La chimera, Sebastiano Vassalli, Einaudi, Torino 1990
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giovedì 7 Dicembre 2023