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Andrea Pirlo, globalmente riconosciuto come “Il Maestro”, non poteva che essere stato forgiato calcisticamente da altre figure che hanno avuto lo stesso appeal su altre generazioni di sportivi: <<in panchina Mazzone, Ancelotti, Trapattoni, Lippi, Conte>>, i nomi che ha voluto evidenziare lui stesso, durante uno degli eventi di punta del Festival dello Sport, nella cornice dell’Auditorium Santa Chiara. L’idolo e ispirazione sul campo è stato invece il Divin Codino, Roberto Baggio, con cui Pirlo ha anche avuto modo di giocare. Le tre fasi di cui si è parlato sono state principalmente il Milan, la Juve e il salto verso il mondo degli allenatori.
La storia del Milan la conosciamo tutti. Nei suoi dieci anni in rossonero, Pirlo, si è confermato come uno dei play più forti del mondo, se non il migliore della sua generazione. Le Champions vinte, quelle perse e il Mondiale, il Maestro si è raccontato, rivelando la sua prospettiva su molteplici situazioni, come il rigore della sequenza vincente ai Mondiali del 2006, <<Era il primo rigore, sicuramente il portiere si sarebbe tuffato verso uno dei due lati, non sarebbe rimasto immobile>>, ma anche come sia saltato dal Diavolo alla Juventus. <<Con Conte ho avuto una seconda giovinezza>> ha aggiunto a riguardo, <<Con Allegri ho passato due anni, uno al Milan e uno alla Juventus. Non ero più un calciatore per quel Milan, quando arrivò alla Juve si è chiuso un ciclo vincente, non volevo essere un peso e sono andato via>>. Il ricordo migliore è quello della prima Champions, nel 2003, con un gruppo, composto <<Da personalità fortissime>>, che difficilmente potrà essere eguagliato per fenomeni: Seedorf, Pirlo, Kakà, Dinho e così via.
Pirlo, senza peli sulla lingua, si è lasciato andare in un discorso molto forte su quella che è stata la sua esperienza sulla panchina della Juventus: <<Non volevo fare l’allenatore, dopo i primi corsi mi sono interessato a quel mondo. Per me è stata una soddisfazione veder crescere i giocatori che ho allenato, ma non mi piace quando c’è qualcuno che parte prevenuto. A qualcuno ha dato fastidio vedermi sulla panchina della Juventus senza aver fatto la gavetta, accetto le critiche costruttive, ma non mi piace quando si va sul personale>>. Per quanto riguarda il suo futuro, invece, ha negato la possibilità, al momento, di un ritorno nel mondo del Milan, per quanto qualche chiacchierata “a tema calcio”, con Maldini ci sia stata.
L’etica lavoratrice dell’uomo capace di provocare gli incubi al grande Joe Hart, per la Panenka dei quarti dell’Europeo del 2012, è sempre stata centrale nella sua crescita come persona e come giocatore: <<Quando avevo 15, 16, anni, andai in ritiro con la prima squadra del Brescia, mentre gli altri pensavano alle vacanze o alle serate>>, ha commentato, <<Nel calcio nessuno ti regala niente, questo cerco di trasmettere ai miei figli, così come ai miei giocatori, molti hanno la stessa età: bisogna rispettare le regole e il gruppo. Vince la squadra, poi all’intero la differenza è data dal talento del singolo>>. Quel rispetto delle regole, è stato nuovamente chiamato in causa, quando si è parlato della situazione “calcioscommesse”: <<Mi dispiace vedere dei ragazzi così giovani, che fanno il mestiere più bello del mondo, buttarsi via così>>.
A cura di Diego Morone e Giovanni Iannucci.
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mercoledì 6 Dicembre 2023