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Per parlare di libertà, si potrebbe prendere in prestito la frase che usava Sant’Agostino per definire il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me lo chiede, non lo so”.
Eppure la libertà, ha spiegato il filosofo e teologo Vito Mancuso in occasione dell’Agosto Degasperiano, martedì 9 agosto al Parco delle Terme di Levico, è talmente tanto importante che c’è “chi per lei vita rifiuta”. Sono queste le parole che Dante, il “sommo poeta”, mette in bocca a Virgilio per parlare di Catone nel primo canto del Purgatorio.
“I tre ingredienti della libertà sono consapevolezza, responsabilità e creatività”, ha affermato Mancuso. Perché questi tre ingredienti si mescolino, però, c’è bisogno della solitudine che genera il pensiero. Nel 1954 Hannah Arendt scriveva un libro su Socrate in cui sosteneva che la prima preoccupazione delle organizzazioni totalitarie è quella di “eliminare qualsiasi possibilità di solitudine”. “Solitudine che è necessaria per ogni forma di pensiero”, ha aggiunto Mancuso, che ha parlato anche delle origini della parola “pensare”: “Viene da ‘pesare’. Noi italiani, dicendo pensare, rimandiamo a pesare. I latini no. Loro dicevano ‘cogitare’. Per pensare, però, occorre che la mente e il cuore siano come una bilancia: in equilibrio. E giuste. Quando si pensa giustamente, si agisce giustamente. Tutto nasce dalla mente”.
Oggi, nella società della frenesia e delle notizie lampo, questa possibilità di raccoglimento e di pensiero diventa ancora più difficile ma, al tempo stesso, necessaria.
Ma esiste davvero la libertà? Alcuni filosofi – e teologi – hanno negato questa possibilità. Spinoza sosteneva che gli uomini si ingannassero pensando di essere liberi, mentre Schopenhauer riteneva che “l’uomo può far sì quel che vuole, ma non può volere ciò che vuole”: d’altronde la volontà, nella sua filosofia, è una forza cieca che prende l’uomo e fa di lui ciò che desidera. “Io invece sono un grande sostenitore della possibilità della libertà per l’uomo, ma non a cuor leggero”, ha detto Mancuso. “Esiste una specificità dell’uomo, che è segno di un’ulteriorità rispetto al mondo. Da questo punto di vista la penso come Platone e Socrate. Non sento alcuna opposizione nei confronti del mondo, anzi, nutro un grande rapporto di amicizia nei suoi confronti, ma lo vedo come un meccanismo che promette giustizia e senso, ma che non giungerà mai a compierle, anche se in parte me le lascia intravvedere”.
In questo sta la libertà dell’uomo, nel vivere in un “sistema aperto”, come l’ha definito Mancuso, “che ha la capacità di generare qualcosa che non è previsto in maniera meccanica nelle sue premesse”. Ecco che entra in gioco la parola creatività, che anche l’educazione deve stimolare tenendo ben accesa la mente, “che non è un vaso da riempire, ma un fuoco da tenere sempre ben acceso, come diceva Plutarco di Cheronea”. Non si tratterebbe quindi di istruire le persone, ma di “e-ducare”, di condurre fuori da loro ciò che hanno già in sé, come la sete di libertà, “che è quasi un istinto: non dipende dal fatto che una persona sia credente o meno, che voti a destra o a sinistra”.
E la teologia? “Uno pensa che, andando a prendere la Bibbia, ci si chiarisca le idee”, ha detto Mancuso. “Non è così. Lo stesso risultato antinomico che scaturisce dall’affrontare la storia della filosofia nasce nell’approcciarsi alla storia della teologia”. La dottrina cattolica, infatti, ammette l’esistenza della libertà e del libero arbitrio ma, al tempo stesso, dice che “l’iniziativa divina prepara, previene e suscita la libera risposta dell’uomo”. Ma allora l’uomo è libero o no? Il gesuita spagnolo Molina, a fine Cinquecento, disse che, accanto alla grazia divina, c’era la libertà dell’uomo di renderla operativa o meno a seconda della decisione di aprire o meno il proprio cuore ad essa. Un’affermazione che venne tacciata come “eresia” da parte del domenicano spagnolo Domingo Banez, perché rendeva la grazia divina dipendente dall’agire umano. “Clemente VIII, in quegli anni, ha convocato una congregazione di teologi – ha raccontato Mancuso – che ancora oggi, al 2022, non è giunta a un ‘verdetto’ sul rapporto tra grazia e libertà”. Questo indica come non esista una risposta semplice e univoca per la libertà, che la libertà sta sempre dentro un pensiero antinomico, così come la verità, che si nasconde tra le crepe delle contraddizioni.
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domenica 11 Giugno 2023