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Quando rifletto sulla possibilità di andarmene da questo Paese, inizio ad immaginare come potrei liberarmi di tutti gli oggetti accumulati nel corso degli anni per ricavarci qualcosa. Quest’attività mi serve per riflettere sui passi realmente necessari per compiere una scelta così difficile e per comprenderne le conseguenze a livello affettivo. Cosa potrei portare con me? Cosa sarei costretta ad abbandonare? Giunta ai miei libri, una morsa allo stomaco mi spinge spesso a prenderli in mano tornando con la memoria al momento della loro acquisizione… Che si trattasse di un regalo o di una spesa, questi preziosi oggetti raccontano molto di ciò che sono, rimandando alle persone con cui ho condiviso speranze, ideali, vittorie e sconfitte, nonché ai luoghi, alle atmosfere, ai profumi più cari e alle voci maggiormente amate. Il problema però, nel caso di una loro ipotetica vendita, si presenta sempre identico: molti sembrano passati per le mani di una folla di bambini in età prescolare. Avere con essi un legame passionale ha sempre significato per me riempirli di rimandi, apprezzamenti e rimproveri, sottolineature colorate e segni d’interpunzione. Un’attitudine relazionale che mi aiuta ancora oggi a instaurare un rapporto profondo con l’autore e con l’argomento trattato, soprattutto quando si tratta di saggi. Al contempo, tuttavia, condanno questa pratica odiosa alla quale cerco di oppormi con fermezza, dando inizio a ridicole lotte interiori nelle quali non si sa mai quale parte di me avrà la meglio. A questo proposito, mi ricordo spesso di un severo commento del mio docente di Pensiero ebraico, che nel corso di un esame biasimò chi, a suo giudizio, portava così scarso rispetto per i libri da infliggere loro simili offese. Nella speranza che non se ne accorgesse, in quell’occasione mi presentai tremante in cattedra con il mio libro macchiato da questo peccato, riflettendo allo stesso tempo sull’incisività del suo metodo educativo… È certo che un libro immacolato invita alla lettura più di un libro “vissuto” e permette al lettore di concentrarsi meglio sul tema. Forse denota pure maggior riguardo per ciò che vi è esposto. Tuttavia, è buffo comprendere quanto le note raccontino del loro esecutore e quanto esse possano diventare una vera e propria arma di distrazione libresca!
Molti anni fa iniziai a leggere un libro e rimasi sbalordita dalle annotazioni che esso riportava in matita poiché, a mio parere, enfatizzavano quasi sempre punti irrilevanti, lasciando del tutto sguarnite coordinate testuali di importanza cruciale. Mi arrabbiai a tal punto da decidere di interrompere la lettura fino a quando non avessi potuto procurarmi lo stesso testo incontaminato. Ora invece credo che, nonostante la loro presenza intralci effettivamente la lettura, esse permettano di conoscere chi ci ha preceduti, spingendoci a riflettere sul nesso che ineludibilmente intercorre fra il concetto di verità e quello di interpretazione.
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mercoledì 7 Giugno 2023