“Shalom – Le terapeute di Cristo” è un podcast investigativo sotto copertura, prodotto da Fanpage.it che nasce dalla video inchiesta sulla comunità di recupero Shalom, fondata nel 1986 a Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia. L’indagine è durata più di un anno, durante il quale gli autori sono arrivati ad ascoltare oltre cinquanta testimoni, a studiare migliaia di pagine di atti processuali e a vagliare centinaia di ore di girato.
Abbiamo intervistato Luigi Scarano e Cristiana Mastronicola, gli autori dell’inchiesta Shalom, entrambi appartenenti al team di Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it che per la prima volta hanno portato alla luce le violenze e i soprusi di quello che apparentemente sembrava un centro di recupero, con l’aiuto di un’infiltrata del loro team, la giornalista Chiara Daffini.
Il centro fondato da Suor Rosalina Ravasio è stato frequentato in passato da volti noti come Roberto Mancini, Marco Masini e Francesco Renga. Presentato come un posto di riabilitazione per chiunque presenti delle problematiche, dalla depressione alla droga, Suor Rosalina afferma di curare tutti con la “Cristoterapia“, una cura basata sulla fede e non tramite operatori specializzati e formati per potersi rapportare con le persone malate.
Dopo sei mesi dalla pubblicazione dell’inchiesta “Shalom – la comunità degli orrori”, da cui è tratto il podcast “Shalom – le terapeute di Cristo” capiamo a che punto sono le indagini e se le rivelazioni fatte hanno portato a dei cambiamenti.
Come avete gestito il lavoro con la vostra infiltrata “Giorgia” nei mesi dentro la comunità e, una volta uscita fuori, ci sono state delle conseguenze?
Luigi – Quando abbiamo raccolto la prima testimonianza di un ex ospite della comunità, abbiamo immediatamente pensato che l’unico modo per poter verificare quel racconto così violento e doloroso fosse fare quello che tutti i giornalisti dovrebbero fare: andare in prima persona a capire quello che succede. Il nostro è stato un meticoloso lavoro quotidiano, in cui abbiamo visionato, studiato, quasi frame per frame, tutto il materiale che la nostra giornalista sotto copertura ha documentato nei suoi 29 giorni e 8 notti trascorsi nella comunità.
Cristiana – Per la nostra giornalista Chiara Daffini è stato molto difficile far uscire le informazioni in un ambiente così restrittivo, non solo per gli ospiti della comunità, ma anche per lei che era lì nei panni di una volontaria. E di conseguenza anche per noi è stato complesso entrare nei meccanismi di questo mondo. Avendo vissuto attraverso i suoi occhi il clima che si respira lì dentro, non ci ha stupito che la fondatrice abbia reagito con rabbia alla nostra inchiesta. Una rabbia che poi è stata incanalata in gran parte contro la nostra giornalista infiltrata.
Oggi si sensibilizzano sempre di più le persone contro gli atti di bullismo e contro la violenza. Come si può spiegare l’esistenza di Shalom e la sua difesa, contro ogni buon senso, addirittura da parte di figure istituzionali?
Cristiana – Shalom, come tante altre comunità fondate negli stessi anni, nasce per sopperire a una mancanza dello Stato, quella di non prendere in carico il fenomeno della tossicodipendenza. Da questo punto di vista, la situazione oggi è cambiata, perché è cambiata la sensibilità. Ma Shalom, che non è una struttura accreditata dalla Regione e permette un accesso senza troppa burocrazia, è la scorciatoia per rimandare una serie di problematiche sociali, che oggi non sono più rappresentate solo dalla tossicodipendenza, ma anche da disturbi mentali o comportamentali, sempre più frequenti anche tra i minori.
Luigi – Credo che la risposta più efficace a questa domanda sia contenuta nella requisitoria del pm Cassiani che, ricordando di aver inviato lui stesso tanti “disadattati”, come li definisce, all’interno della comunità, chiede l’assoluzione di tutti gli imputati perché quel sistema secondo il suo parere aveva salvato tante persone.
A che punto siamo oggi? Avete pubblicato la vostra inchiesta da sei mesi, avete avuto altre segnalazioni? Qualche riscontro dalle istituzioni? Si è aperto un processo o un’indagine?
Cristiana – Prima della pubblicazione della nostra inchiesta, un altro ex ospite aveva denunciato di aver subito maltrattamenti all’interno della comunità di Rosalina Ravasio e al momento è aperto un fascicolo presso la procura di Brescia. Invece dopo il nostro lavoro, Ats (Agenzie di Tutela della Salute della Regione Lombardia) ha eseguito un’ispezione nei locali della struttura, certificando che quanto raccontato – il sovraffollamento, l’anomala distribuzione e somministrazione dei farmaci, le preghiere continue – fosse inconfutabile. Ma a parte ciò, speravamo che questa storia venisse approfondita anche da altri media, cosa che non è successa.
Luigi – Dalla mattina successiva alla pubblicazione della prima puntata della nostra video inchiesta abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni. Le abbiamo ascoltate tutte, vagliate e una gran parte di queste è poi confluita all’interno del podcast. Questo perché tantissime delle persone che sono state dentro Shalom si sono sentite ignorate per anni e noi siamo stati i primi a dare fiducia alle loro parole. Il nostro è un lavoro costante: quando apriamo un filone speriamo di non smettere mai di occuparcene. E credo che anche in questo caso sarà così.
Giornalista d’inchiesta e videomaker, Luigi Scarano è stato autore di diverse inchieste seriali sotto copertura. Tra queste, Follow the Money, l’indagine che ha riacceso i riflettori sui 49 milioni truffati dalla Lega; i Superdiffusori, che racconta l’infiltrazione della destra eversiva nei movimenti no vax; e Lobby nera, l’investigazione undercover che svela i rapporti fra la galassia neofascista filorussa e i partiti della destra italiana. Per il suo lavoro nel 2021 ha ricevuto l’European Award Investigative and Judicial Journalism e nel 2022 è stato nominato Giornalista dell’anno dall’Associazione Lombarda dei Giornalisti.
Cristiana Mastronicola dal 2022 è una reporter del team investigativo Backstair di Fanpage.it, con cui ha realizzato diverse inchieste, tra cui Se giocano male li abbandoniamo: così in Italia si specula sui giovani calciatori africani, che denuncia un traffico di minori nel mondo del calcio, con cui ha vinto il Premio USSI 2022.
Twitter:
sabato 5 Ottobre 2024