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Consigli e dritte per giovani aspiranti giornalisti: ecco cosa abbiamo chiesto ad Antonella Appiano, giornalista, ricercatrice e scrittrice specializzata in Medio Oriente e Islam.
Ha senso provare a diventare giornalisti oggi?
In Italia no, non credo. I giornali e i media in generale non assumono, quando lo fanno spesso non pagano. I blogger sui quotidiani non vengono pagati e neppure controllati. In Italia il giornalismo in questo momento è morto o almeno è gravemente malato. Ci sono regole deontologiche, morali, di integrità e onestà intellettuale che andrebbero rispettate sempre.
Io vivo in Oman, non seguo più i media italiani ma spesso mi arrivano messaggi di colleghi stanchi e delusi: molti sono stati licenziati perché le testate hanno chiuso, altri arrotondano facendo gli addetti stampa o i ghost writer, altri accettano di essere pagati 5, 10 euro lordi a pezzo (meno di una colf) pur di continuare a pubblicare e non si rendono conto che in questo modo danneggiano la categoria. Il ricatto è sempre quello della visibilità ma quando si è in tanti la visibilità è come una fettina piccola di torta che non porta mai al lavoro vero, quello pagato.
Però all’estero ha ancora senso provarci, nei Paesi anglosassoni per esempio. Il mio consiglio – quello che mi sento di dare sempre ai ragazzi – è quindi d’imparare a scrivere bene in inglese e di proporsi ai media stranieri che ancora possono definirsi media. Oltretutto conoscere bene l’inglese (e possibilmente un’altra lingua) permette di accedere a più fonti: molte ricerche e pubblicazioni accademiche esistono solo in inglese.
Blog e social network: un’altra via per fare giornalismo?
Onestamente anche l’era dei blog sembra finita o comunque in ribasso. Il mio l’avevo creato dopo molti anni di professione, soprattutto per raccogliere gli articoli, alcuni video, le mie conferenze, i miei libri.
I social sono interessanti: se segui una filiera precisa e circoscritta hai più probabilità di essere seguito.
Quali testate leggere? Quali giornalisti e intellettuali seguire tramite blog e social?
Dopo aver lavorato molti anni per testate italiane a larga diffusione non seguo più i media nazionali, non m’interessano. Sul Medio oriente e l’Islam anche quando sono preparati sono faziosi. Come agenzia stampa seguo Reuters, quelle dei Paesi arabi, come testate BBC, “The Guardian”, “The Indipendent”, il “Washington Post” e anche testate arabe, iraniane, russe. Idem per i giornalisti e intellettuali, non si può essere generici: se un intellettuale scrive di tutto, dalla società italiana allo Stato Islamico per me non è serio.
Frequentare una buona (costosa) scuola di giornalismo può essere una valida soluzione?
Le scuole servono a formarsi, certo, ormai ci sono anche corsi di laurea. Insegnano le basi del lavoro, la deontologia, come trovare le fonti. Ma non servono a trovare lavoro. Una volta certe cose le insegnavano i “maestri” nelle redazioni. Ma ormai in Italia tutto questo non esiste più.
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mercoledì 1 Febbraio 2023