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Ci sono persone, che – vuoi per mestiere, vuoi per vocazione – prestano più attenzione di altre ai cambiamenti sociali, culturali, economici della società in cui si trovano a vivere. E starle ad ascoltare non fa male. Questo, in sostanza, il primo serio motivo per cui vi consiglio la lettura dell’ultimo saggio di Federico Rampini, ex vice direttore del Sole 24 ORE ed editorialista, attuale corrispondente da New York per la Repubblica.
Il libro è una sorta di lungo viaggio nel futuro e si divide in 4 parti:
1 – Il futuro in mezzo a noi;
2 – I nuovi padroni dell’Universo;
3 – “Governare” Internet?;
4 – Tecno-ottimisti, apocalittici, pentiti.
La prima cosa che Rampini esplicita in modo forte e chiaro è che oggi, i padroni dell’Universo, ossia coloro che tengono in scacco i mercati e dunque l’intero pianeta, non si trovano tanto a Wall Street, nelle cattedrali della finanza, quanto nella Silicon Valley, nel sole californiano rassicurante che riscalda il futuro digitale. E fin qui, sembra un po’ la scoperta dell’acqua calda. Il bello, infatti, arriva quando l’autore vuole porre la nostra attenzione su un aspetto decisamente meno scontato: la New Economy è identica alla vecchia economia. I suoi protagonisti sfruttano senza scrupoli la manodopera debole e lontana delle fabbriche cinesi, ma tramano anche fra loro per rendere impotenti i cervelloni che lavorano nell’ufficio di sotto. A questo punto vorrete degli esempi: lo sapevate che Jeff Bezos, il padre della famosa piattaforma Amazon che tutti conoscete, ha fatto fallire metà delle 4000 librerie indipendenti, costringendo gli editori a praticarle sconti fino al 53 %? E che di questi successi non traggono beneficio i suoi dipendenti, in un’azienda dove il sindacato è vietato e nei maxi magazzini i commessi spedizionieri hanno l’obbligo di evadere un ordine ogni 33 secondi? Lo sapevate che Steve Jobs, il vostro adorato Steve Jobs, prima di morire siglò un patto con i concorrenti perché nessuno offrisse lavoro ai cervelli migliori, impedendo che le leggi del mercato si applicassero anche agli stipendi? Per non parlare di Facebook&Co. Non voglio rovinarvi le amare, ma curiose sorprese.
Eppure, un quarto di tutto il traffico Internet USA passa attraverso Google. Un abitante su 7 della Terra è su Facebook. Ogni sera, il 40% della banda larga disponibile in America è requisita da Netflix. Come dice Rampini a pagina 72: «Abbiamo gioiosamente consegnato quelle che erano delle risorse comuni ad aziende private, sottovalutando l’invasione commerciale delle nostre vite. Invece della piazza cittadina abbiamo Twitter. Invece della biblioteca comunale abbiamo Google. Invece dell’album di fotografico di famiglia abbiamo Facebook».
Viene facile chiedersi se siamo destinati a essere solo i burattini di queste grandi imprese. Tuttavia, una cosa che mi hanno insegnato i libri, è che il destino non esiste. E leggere questo libro può rappresentare «un piccolo passo per noi, un grande passo per la nostra consapevolezza. E dunque, per l’umanità».
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mercoledì 7 Giugno 2023