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Si salvi chi PROG – Il capolavoro delle Orme

Siamo al quinto appuntamento della nostra rubrica mensile dedicata al pazzo, geniale e indomabile mondo del Progressive rock. Finora, abbiamo visto solo pietre miliari provenienti dall’estero: King Crimson, Jethro Tull, Emerson Lake & Palmer, Caravan… Ciò non significa, però, che la scena progressiva italiana non abbia mai detto la sua. Anzi. Dopo i grandi nomi appena citati, non si può fare altro che continuare a volare alto con un nome italiano che non ha alcunché da invidiare a nessuno: Le Orme. Nello specifico, parleremo di uno dei loro capolavori (forse il capolavoro), ossia Felona e Sorona.

A dare il nome a questo concept album sono due pianeti immaginati dal frontman Aldo Tagliapietra: Felona (da “felice”) è costantemente illuminato dalla luce del sole, mentre l’altro, Sorona, è immerso nel buio eterno. Piccola curiosità: il nome Sorona deriverebbe da sorrow (“tristezza”), un suggerimento dato a Tagliapietra da Peter Hammill, leader dei Van der Graaf Generator (non esattamente l’ultimo arrivato, insomma). Guardando la copertina del disco, si vede il sole sulla destra che illumina solo Felona; in secondo piano, invece, c’è Sorona, completamente oscurato dall’altro pianeta e visibilmente deperito. Il fil rouge che lega le tracce dell’opera è quindi una sorta di metafora spirituale, ben rappresentata dal concetto di yin e yang e di interazione tra energia positiva e negativa, tra bene e male.

La prima parte del disco è dedicata ai feloniani, che vivono una vita comunitaria talmente spensierata da essere priva di qualsivoglia sofferenza. Di questo si lamenta “il creatore” che, nel brano La solitudine di chi protegge il mondo, si rammarica di essere dimenticato dalle sue stesse creature, troppo inebriate per riuscire a coltivare una spiritualità che vada oltre la loro festa quotidiana.

La seconda parte, dedicata a Sorona, prende vita proprio da quel doloroso lamento divino. Ascoltandola, ci si ritrova improvvisamente nella Waste Land di T. S. Eliot: oscurità, morte, desolazione, angoscia. «Visi che un dolore eterno trasforma in maschere / voci che un silenzio antico ha reso senza suono». Tuttavia, bene e male sono dimensioni che nella vita coesistono e si alternano, perché non può esserci luce senza buio e viceversa. Ecco quindi che «un’improvvisa luce si avvicina» anche per i soroniani, accompagnata da un distico statuario e profondo. Infatti, Ritratto di un mattino ha un testo di soli due versi: «La felicità non puoi trovarla in te / Ma nell’amore che agli altri un giorno darai».

In un attimo, la luce ha ceduto il passo al buio e dov’era buio regna ora la luce. L’equilibrio definitivamente compromesso provoca un caos cosmico tale da annientare i due pianeti. La Ringkomposition si chiude con un Ritorno al nulla, cioè un ritorno all’alternarsi di splendore e oscurità, di morte e rinascita, mentre la musica delle Orme si avvia verso un crescendo apocalittico.

Cultura
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lunedì 5 Giugno 2023