Chiudi

Un'esperienza su misura

Questo sito utilizza cookie tecnici e, previa acquisizione del consenso, cookie analitici e di profilazione, di prima e di terza parte. La chiusura del banner comporta il permanere delle impostazioni e la continuazione della navigazione in assenza di cookie diversi da quelli tecnici. Il tuo consenso all’uso dei cookie diversi da quelli tecnici è opzionale e revocabile in ogni momento tramite la configurazione delle preferenze cookie. Per avere più informazioni su ciascun tipo di cookie che usiamo, puoi leggere la nostra Cookie Policy.

Cookie utilizzati

Segue l’elenco dei cookie utilizzati dal nostro sito web.

Cookie tecnici necessari

I cookie tecnici necessari non possono essere disattivati in quanto senza questi il sito web non sarebbe in grado di funzionare correttamente. Li usiamo per fornirti i nostri servizi e contribuiscono ad abilitare funzionalità di base quali, ad esempio, la navigazione sulle pagine, la lingua preferita o l’accesso alle aree protette del sito. Comprendono inoltre alcuni cookie analitici che servono a capire come gli utenti interagiscono con il sito raccogliendo informazioni statistiche in forma anonima.

Prima parte6

cm_cookie_cookie-wp

PHPSESSID

wordpress_test_cookie

wordpress_logged_in_

wordpress_sec_

wp-wpml_current_language

YouTube1

CONSENT

Scopri di più su questo fornitore

Google3

_gat_

_gid

_ga

Scopri di più su questo fornitore

Si salvi chi PROG – Alla Corte del Re Cremisi

“Si salvi chi PROG” non è la nuova rubrica musicale di UnderTrenta. O meglio, vorrebbe esserlo, ma intende anzitutto avanzare una proposta. Vuole avere l’ambizione di far scoprire, o più semplicemente rispolverare, un genere spesso ingiustamente considerato di nicchia: il Progressive Rock. Prog, per gli amici.

Dare vita a un salotto di chiacchiere sul Prog senza partire da In the Court of the Crimson King dei mitici King Crimson è fortemente sconsigliato. Anzi, in alcuni Paesi è proprio illegale (giustamente, peraltro). Il motivo è semplice, e Pete Townshend – The Who, per intenderci – lo riassume così: è «un capolavoro sconcertante». “Sconcertante” in effetti è il primo approccio che si ha con questo disco incredibile, grazie alla copertina tanto iconica quanto destabilizzante: un volto terrorizzato, con occhi narici e bocca spalancati, che sembra emettere un urlo di disperazione. È il volto dell’uomo schizoide del ventunesimo secolo – lo stesso che dà il nome alla prima traccia – dilaniato dai suoi stessi demoni. Infatti, il disco esce nel 1969, con gli orrori della Guerra del Vietnam ancora in corso, dove «innocenti sono violentati con il fuoco del napalm». Una poesia ermetica che in dodici righe distrugge il falso mito del progresso, mentre il sottofondo musicale distorto ci ricorda che di umano, ormai, non è rimasto più nulla. Se Ungaretti avesse voluto tradurre i suoi versi in musica, probabilmente lo avrebbe fatto così.

Dopo un’apertura simile, è difficile anche solo pensare di proseguire. Infatti, l’unica via è la fuga dalla schizofrenia dell’era contemporanea, verso una ballata più distesa e armoniosa (“I Talk to the Wind”), dove le parole finiscono nel vento che, incurante dei drammi umani, non ascolta. Lo sconforto è tale che la traccia successiva, “Epitaph”, sentenzia: «Vedo che il destino dell’umanità intera è nelle mani di stupidi». Un vero e proprio epitaffio, che sancisce la fine di una razionalità insostenibile. L’approdo non può che essere quindi un mondo fiabesco, introdotto da “Moonchild” per arrivare finalmente alla Corte del Re Cremisi. Lo spirito di questa corte è perfettamente rappresentato dall’immagine che si trova all’interno del vinile: il Re sembra avere un volto languidamente sereno, ma basta coprire la bocca sorridente per scoprire che, in realtà, gli occhi del sovrano chiedono aiuto.

In the Court of the Crimson King è un disco che mette bene in evidenza le enormi potenzialità di un genere sperimentale come il Rock Progressivo, forse l’unico in grado di passare dalla musica rock a quella jazz, dall’elettronica alla barocca in pochi giri di note, raccontando nel frattempo storie utopiche ma anche tremendamente realiste. Se questo macrocosmo di follia ha attratto la vostra attenzione, allora ci vediamo alla prossima puntata di “Si salvi chi PROG” con un altro disco tutto da scoprire.

Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

  • Il #Moltiplicazionifestival 2022 ha avuto tra i suoi protagonisti i green content creator Alice P ...
  • Nel corso del #Moltiplicazionifestival è stato proiettato il documentario “PrimAscesa – la m ...
  • Tra gli eventi di apertura del Moltiplicazioni 2022, si è tenuto un dialogo d’ispirazione ince ...
  • Vi raccontiamo in quest'approfondimento l'incontro "Siamo Ovunque. Dialoghi ed esplorazioni sul m ...
  • La nostra redazione, lo scorso fine settimana, ha seguito il #moltiplicazionifestival di Rovereto ...
  • Puntuale come ogni anno, prima della fine dell’estate, anche nel 2022 è tornato Poplar Festiva ...

lunedì 5 Giugno 2023