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Chissà quante volte abbiamo cercato di rendere efficace un concetto ornandolo di grandi parole o definizione complesse, pensando in questo modo di fare breccia nella capacità d’ascolto dell’interlocutore. Se da un lato lo sforzo sarà stato davvero immane per trovare i termini giusti, sarebbe stato molto più semplice ricorrere a qualche vocabolo icàstico. Questa parola sembra molto difficile da assimilare di primo acchito, in realtà si tratta di un aggettivo che deve la sua origine linguistica italiana ad una derivazione dal greco antico e precisamente dal verbo ‘eikazo’ che significa “rappresento”.
Il campo semantico a cui appartiene tale vocabolo è dunque quello dello stile, inteso come espressione delle varie forme rappresentative della realtà. In sostanza può definirsi icàstico tutto ciò che riesce a rendere chiara, evidente oppure efficace una determinata espressione, sia essa verbale, visiva, sensoriale o materiale. La derivazione di questo termine a livello storico è riconducibile non a caso al periodo rinascimentale, in virtù del frequente ricorso che vari artisti e letterati dell’epoca facevano alla cultura greca antica, spinti da un forte bisogno di recuperare canoni e valori estetici andati persi durante il buio del Medioevo.
Adottare un metodo icàstico attraverso la resa di uno stile classicheggiante e votato alla rappresentazione realistica delle parole e delle immagini era quindi una soluzione gradita a tanti poeti e pittori intenti a trasferire con incisività i propri messaggi all’interno delle opere realizzate. L’aggettivo in questione non è comunque la sola declinazione presente in lingua italiana, dal momento che il sostantivo icàstica è la parola atta a definire l’arte di rappresentare mediante immagini o raffigurazioni. In un Mondo come quello attuale, dove la comunicazione assume spesso velocità mai viste prima, riuscire a risultare icàstici non è da tutti ma può rivelarsi una forma efficace per avere successo in molti contesti della vita quotidiana.
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martedì 6 Giugno 2023