La resistenza del nostro tempo
coordinate: 41° 12' 35'' Nord , 16° 87' 31'' Est
Al Teatro Petruzzelli di Bari Alessandro Baricco tiene una lezione su Proust. Io sono a una giusta distanza. Abbastanza lontano dalla scena. Abbastanza vicino per dimostrare quale nesso possa esserci tra la mia condizione di fisico precario ed un discorso ben confezionato sul diventare artigiani della scrittura, andare oltre una “conoscenza convenzionale” e smetterla di scattare centinaia di fotografie senza che la nostra intelligenza le sviluppi.
Viviamo in un magazzino di lastre impressionate aspettando che qualcuno ce le faccia capire. È qui che subentra l’importanza delle parole, unica arma capace di darci quel potere di analisi autonoma e indipendente chiamato spirito critico.
Tuttavia, le parole richiedono uno sforzo da parte nostra. Un impegno in cambio della responsabilità che ci danno. Quello di essere lette. Ci sono politici che lo fanno. Altri che non lo fanno. Per questo ci sono politici responsabili e politici irresponsabili.
Non mi dispiace affatto deludere chi credeva che fossi un innocuo anarchico, e pongo l’aggettivo innocuo prima e non dopo per non legittimare anche solo la possibilità che si possa esserlo in modo rivoluzionario. Io a un partito mi sono iscritto. La politica mi piace. Ed è una cosa bella. Io le mani me le sono sporcate, come si sporcano le mani che lavorano. Non vanto i guanti asettici dei nuovi infermieri professionali della democrazia che pretendono di salvarci spacciando per verace e genuina innocenza la loro inconcludenza.
Sono qui seduto a questa poltrona e questo piccolo strappo sul velluto rosso non è poi così diverso dallo strappo del mio tempo, fa attrito sulla manica della camicia, si oppone alle mie braccia. Il mio tempo mi resiste.
Proust diceva che per scalare l’esistenza bisogna dividere la realtà in tanti infinitesimi scomparti in modo da non lasciare fuori niente: l’ottone della ringhiera del primo palco e il suo odore metallico, un filosofo e un chimico seduti di fianco con cui condividerlo, il buon proposito di far leggere a mia nonna Un amore di Swann dopo Dostoevskij e di chiederle cosa ne pensa.
Erri De Luca ha detto che i libri galleggiano perché il padre della carta è il legno dei tronchi. Quello è il nostro unico salvagente. Nessun traghettatore o squadra di salvataggio. Chi si prende la briga di leggere ha il potere di scegliere bene. E se le scelte che facciamo sono il futuro che meritiamo, allora occorre essere in tanti per ottenere cose come una borsa di studio per un dottorando ovvero finanziamenti per l’istruzione e per la cultura, una legge contro l’omofobia, che si parli di flussi di migranti e non di ondate migratorie. Cose così, cose semplici.
Questa nave fa duemila nodi e tremila battute. Nave ironica e veloce. Io da mezzo marinaio mi auguro solo di continuare a recuperare cime perdute e a porgervele di lato, senza schiaffarvele in faccia, sfiorandovi appena come una scure sul vostro mare ghiacciato o, meglio, come una sferzata d’oceano, fendente e gentile che vi lasci, ancora, le labbra umettate di sale.
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domenica 8 Dicembre 2024