Il pagellone del Tour de France 2023 (pt. 2)

Proseguiamo con il pagellone del Tour de France 2023.

Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck). Il velocista belga ha dominato pressoché tutte le volate. Si è portato a casa la classifica a punti, quattro tappe e la prestigiosa Maglia Verde, dimostrando di essere non solo il miglior sprinter del momento, ma anche un corridore poliedrico; non a caso è arrivato secondo all’ultima Parigi-Roubaix, dietro al capitano Mathieu van der Poel. Lo stesso Mathieu ha dato un grandissimo contributo al Tour di Jasper Disaster, immolandosi come pesce pilota alla guida del treno  per la volata. Squadra che vince non si cambia. Voto 9.

Giulio Ciccone (Lidl-Trek). Altrimenti detto – da parte di molti italiani animati da disperate vene nazionaliste –  il nostro Giulio Ciccone. “Disperate” perché con l’addio di Vincenzo Nibali l’Italia sembra aver perso ogni possibile ambizione quando si parla di grandi corse a tappe. Il tricolore è però riuscito a dire la sua a questo Tour grazie al nostro Ciccone che, dopo lo sfortunato forfait al Giro d’Italia, ha trovato un riscatto a pois in Francia. Con grande aggressività e determinazione, ha infatti vinto il titolo di miglior scalatore. Obiettivo tutt’altro che semplice e scontato. Voto 8.

Matej Mohorič (Bahrain-Victorious). Tra i più presenti nei tentativi di fuga, non centra spesso l’obiettivo, ma quando lo fa raccoglie un terzo e un primo posto. Nel giorno del successo tiene poi un discorso ai microfoni della stampa che non solo vale più della vittoria ottenuta, ma entra di diritto tra i più belli mai ascoltati nella storia di tutti gli sport. Voto 8.

Michał Kwiatkowski (Ineos Grenadiers). Conquista una tappa al termine di una masterclass in “Come vincere in fuga”. Sempre a pieno servizio dei compagni, su qualsiasi terreno e in qualsiasi momento, che sia per le borracce, per scortarli in pianura o per rilanciarli in salita. Un (ex) campione del mondo nel DNA, al di là del singolo risultato. Voto 7,5.

 Tom Pidcock (Ineos Grenadiers). L’esame per diventare uomo da classifica non è superato, ma è stato un buon apprendistato da cui ripartire. Voto 7.

Jai Hindley (Bora-Hansgrohe). Dopo una bella vittoria di tappa, l’australiano sembra lanciato verso la sfida per il podio, poi rimane coinvolto in una maxi-caduta e non ha più modo di giocarsi le sue carte fino in fondo, concludendo con l’amaro in bocca. Chissà. Voto 7.

David Gaudu (Groupama-FDJ). Chi ha visto la serie Netflix dedicata al Tour conosce Gaudu: si presenta come il nuovo talento che pensa di poter fare le scarpe a campioni del calibro di Arnaud Démare (che guarda caso lascerà la squadra) e Thibaut Pinot, considerati i “vecchi” da soppiantare. Invece arriva nono in classifica generale, ben lontano da chi lo precede. E dimostra che a Pinot al limite può allacciarle, le scarpe. Cresta bassa, David. Voto 4.

Caleb Ewan (Lotto Dstny). Partecipa alle corse come se fossero un supermercato: se e quando trova ciò che gli interessa, poi se ne va. Quest’anno se n’è persino andato a mani vuote. Perdente nella mentalità prima ancora che nel risultato . Voto 3.

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giovedì 12 Settembre 2024