Disciplina dolce: come educare con empatia

Diventare mamma o papà significa anzitutto mettere in discussione i propri genitori e quanto hanno fatto per noi. È da lì infatti che è necessario partire per comprendere cosa vorremmo trasmettere ai nostri figli e cosa invece reputiamo andrebbe perfezionato.

Questa analisi, per quanto accurata, non garantirà tuttavia una genitorialità senza macchie, perché «errare è umano». Si può però cercare di essere individui sempre migliori, ponendosi il proposito di non ripetere evidenti sbagli fatti nei nostri confronti.

Negli ultimi anni, le ricerche dei pedagogisti hanno evidenziato come l’educazione da molti di noi ricevuta non abbia solide basi e rischi piuttosto di divenire dannosa per i futuri adulti. Sono convinta infatti che, come me, anche molti di voi avranno dovuto piegarsi a qualche castigo dopo una marachella o saranno stati sgridati per via dei cosiddetti “capricci”. Recentemente è stato dimostrato invece che le punizioni non sono così efficaci come sembrano: provocano “semplicemente” paura nel bambino che è così spinto ad eseguire gli ordini senza comprendere la reale bontà della regola che il genitore vorrebbe insegnargli.

Alle urla di frustrazione dei genitori (in risposta a quelle dei figli) la disciplina dolce suggerisce di sostituire anzitutto l’ascolto: il bambino ha bisogno di essere profondamente compreso poiché attraverso i capricci sta esprimendo un disagio che non saprebbe dire altrimenti. È importante non dare nulla per scontato e cercare sempre di comprenderne il comportamento, senza concentrarsi sulla risoluzione immediata di situazioni percepite come socialmente inaccettabili o stressanti: non sarà quindi importante far sì che un bimbo smetta immediatamente di urlare ma cercare di capire perché lo sta facendo, nel tentativo di crescerlo affinché diventi autonomo, sicuro di sé, rispettato e quindi rispettoso.

Questo metodo educativo propone infatti una comunicazione non violenta, ponendo al centro le esigenze dell’infante e legittimandone le emozioni. Come rispondere quindi ai pianti inconsolati d’un figlio al quale è stato negato un cioccolatino? Anzitutto comunicandogli verbalmente che comprendiamo la sua frustrazione e proponendogli poi delle alternative: «Hai già mangiato due cioccolatini. Se vuoi scriviamo insieme la lista della spesa e ne compriamo alcuni per la prossima volta».

La disciplina dolce non è, come si potrebbe pensare, esente dalle regole: i bambini hanno infatti bisogno di paletti per comprendere cosa sia giusto o sbagliato, ma non è necessario imporli con la forza o ricorrendo alla diffusa logica di «premi e punizioni». Punire un figlio ogni volta che sbaglia significherebbe infatti dover utilizzare metodi sempre più severi o restrittivi e negargli la possibilità di fare propri insegnamenti fondamentali. Allo stesso modo premiare spesso fa credere al bambino che l’essere stato “bravo” dipenda dal giudizio esterno e lo renderebbe quindi poco sicuro di sé.

I bimbi hanno in fondo le stesse esigenze dei grandi: desiderano essere ascoltati, compresi e accolti (insieme anche ai loro errori) in un mondo in cui spesso ci si dimentica di straordinari sentimenti come l’empatia.

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martedì 12 Novembre 2024