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La tendenza, negli appassionati italiani dello “sport più bello del mondo”, è quella per cui sia in “giusto” bistrattare il proprio campionato. Il problema sorge quando questo modo di interfacciarsi alla Serie A ha delle basi solide, per cui essere quasi offesi con i massimi vertici della lega, con le società e – nemmeno raramente – con i giocatori. Gli argomenti a favore sono la “mancanza di coppe europee” da troppo tempo, la desaparición-quasi-forzada di top player, le spese sempre minori nel mercato in entrata e così via. Ma cosa c’è di vero in tutto questo?
Quella che crediamo essere la situazione italiana, dati del mercato alla mano, è un po’ tutta un mito da sfatare: nella sessione estiva della stagione in corso l’Italia si è piazzata, per soldi spesi, seconda con circa 800 milioni solo dietro alla Premier League, “esagerata”, con 2 miliardi spesi, senza però centrare mai la top 10 degli acquisti più costosi. Non aver acquistato nemmeno uno dei più ambiti ha avuto chiaramente un effetto spillover sul resto delle trattative: in questa stagione è straordinario ammirare un Di Maria 34enne, quando il PSG lo ha “scaricato” per acquistare Carlos Soler, pagato quanto il Sassuolo ha speso in un’intera sessione di mercato, ma non è sempre una questione di avere o meno una certa quantità di denaro, si tratta di come viene spesa.
Il tema coppe europee è forse più importante per l’attrattiva del campionato rispetto al modus operandi delle singole società nel calciomercato. Un trofeo è sbarcato a Roma nell’ultima stagione, la Conference, ma come al solito c’è chi ha voluto sminuire l’impresa giallorossa. Non si è trattato di tifosi da bar, ci ha pensato Igli Tare, DS biancoleste che l’ha prima definita come “coppa dei perdenti”, salvo poi ritrattare dopo il 3° posto in Europa League. La Conference è una “coppetta” dove incontri squadre come il Bodø o come l’AZ Alkmaar, team che hanno poco da perdere: questi ultimi sono riusciti persino ad eliminare la Lazio agli ottavi. Oltre lo strafalcione degli aquilotti, le italiane lasciano ben presagire, infatti in Champions avremo un quarto tutto italiano, Napoli-Milan, con il 75% di possibilità che un’italiana approdi in finale, perché nello stesso lato del tabellone di Milan e Napoli c’è l’Inter, che affronterà il Benfica. In Europa League la Roma sfiderà il Feyenord, nel rematch della finale di Conference della stagione passata, con la possibilità di incontrare una tra Leverkusen e Union Saint Gilloise, mentre la Juve potrebbe aver pescato il lato “peggiore” del tabellone: ci sarà prima lo Sporting e potenzialmente poi lo United. A prescindere dalla situazione sorteggi, è oggettivo dire che non siamo in una posizione di svantaggio rispetto a nessuno, possiamo contare sei squadre ancora in gioco, c’è anche la Fiorentina, che sfiderà il Lech Poznan ai quarti della terza coppa europea: le italiane hanno in mano una chance importantissima.
L’unico fattore che dovrebbe far paura è quello per cui questo momento di forma splendida sia solo una condizione temporanea e circostanziale, ergo: la Serie A sembra essere una rampa di lancio per vendere poi al miglior offerente, non c’è stabilità per i giocatori, non c’è modo di sfruttarli a pieno, che si crescano perlomeno giocatori validi per un futuro con la nazionale. È grave che faccia notizia un Monza con nove undicesimi di italiani, ma lo è ancora di più che il Milan giochi una gara in campionato senza che ce ne sia uno. L’ultima squadra che per scelta aveva puntato solo su giocatori azzurri era stato il Piacenza di Garilli che – giusto per citarne un paio – ha fornito alla nazionale nomi come gli Inzaghi e Gilardino. Di modelli giusti ce ne sono, si può ovviamente scegliere di non investire sugli italiani per una questione economica, di garanzie del giocatore in sé o per il peso del nome, ciò non toglie che il mercato possa essere intelligente, portando perlomeno risultati positivi, economicamente e non, un po’ come quello del Napoli: gli acquisti di Oshimen e Kvarastskhelia sono vere e proprie masterpiece di mercato, la posizione in classifica non è frutto del caso.
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domenica 2 Aprile 2023