Into the cinema: il Göteborg Film Festival
Ogni volta che entro in un cinema mi sembra sempre la prima volta. Mi stupisco di tutto: dell’eleganza delle poltrone, dell’eccezionalità dello schermo, dell’adrenalina che mi scorre lungo la schiena. Provo una sensazione talmente piacevole da dimenticarmi quasi di essere lì fisicamente, seduta in platea e circondata da altre persone. Il cinema diventa lo specchio dipinto delle mie emozioni e non lascia spazio ad altre luci, altri suoni o altre distrazioni. È una percezione solo temporanea, pochi secondi di pura solitudine prima di tornare a poggiare i piedi sul pavimento di una sala affollata. Un breve e intenso attimo dove io divento il cinema e il cinema diventa me.
Cosa succederebbe se si riuscisse a prolungare questa passeggera impressione di sospensione tra finzione e realtà dandole sembianze materiali?
Una possibile risposta nasce in Svezia: il cinema isolato. Il Göteborg Film Festival, uno dei più importanti eventi cinematografici nordici, accetta la sfida imposta dalle circostanze del Coronavirus e si trasforma in un esperimento sociale e culturale. Un’edizione tutt’altro che convenzionale, anzi, all’insegna dell’unicità. Il cinema cambia volto: da rito della collettività a espressione della personalità. Un festival a senso unico, solitario: un’isola deserta, una sola spettatrice, una manifestazione a posto unico. Una sola donna, Lisa Enroth, è titolare del privilegio e del compito di abitare l’isola svedese di Hamneskär, nell’arcipelago di Götenborg, e di prendere visione delle sessanta programmazioni ospiti del Festival.
Nessuna folla, nessun cinema esaurito, nessun contatto con l’esterno. Solo lei, la natura e i film da vedere in una stanza posta in cima al faro dell’isola. Il cinema diventa così l’unica finestra spalancata sul mondo. Un esperimento sociale avente come oggetto le “social distances” per esplorare il modo unico e meraviglioso che abbiamo di rapportarci con il mondo dello schermo. Il “cinema isolato” si trasforma nel tentativo di verificare gli effetti che l’isolamento produce sul nostro modo di vivere il cinema e su come quest’ultimo, a sua volta, riesca a modificare la nostra percezione di solitudine. Nasce così una nuova sala in mezzo al mare adibita ad hoc per rispondere ad alcune delle domande che nel corso dell’ultimo anno molti di noi si saranno probabilmente posti: cosa significa per noi il cinema quando siamo isolati da tutto il resto? È ancora possibile stupirsi, sognare ed estraniarsi in un cinema riadattato che non sembra più appartenerci?
La 44esima edizione del Göteborg Film Festival (29 gennaio-8 febbraio 2021) è stata così progettata con un chiaro obiettivo: associare la promozione della settima arte all’impatto dell’isolamento sull’uomo. Un esperimento sociale volto alla ricerca di risposte per capire se la felicità possa veramente esistere anche quando condivisa solamente con un riflesso sullo schermo.
Cultura
Twitter:
mercoledì 12 Febbraio 2025