Pulvis: arte e attivismo con Igor Molin e Michele Parisi

Da maggio a ottobre 2022 la suggestiva cornice della chiesa sconsacrata di Sant’Osvaldo a Rovereto è stata teatro di un ciclo di mostre a cura di Veronica Bellei e Francesca Piersanti dal titolo Pulvis. Arte tra emergenze umanitarie e ambientali.

Il progetto ha visto la partecipazione di artisti e attivisti impegnati nell’organizzazione di workshop, azioni, interventi ed esposizioni che hanno coinvolto l’intero quartiere afferente alla Scuola di Sant’Osvaldo – Laboratorio delle Arti. In occasione della mostra conclusiva, svoltasi dall’1 al 16 ottobre, abbiamo incontrato le curatrici e i due artisti coinvolti, Igor Molin e Michele Parisi.

“L’esigenza di interrogarci sul ruolo dell’arte in relazione alle urgenze ambientali e umanitarie del nostro tempo ci è un po’ piovuto addosso con la guerra in Ucraina. Abbiamo ritenuto importante dedicare un ciclo di mostre e incontri a questo tema e così è nato Pulvis”, ci raccontano le curatrici.

L’ultimo appuntamento vede come protagonista la natura e i disastri ambientali declinati nelle due componenti dell’acqua e dell’aria. “Igor Molin e Michele Parisi si conoscono da tempo, avendo anche gli studi a poca distanza l’uno dall’altro, e hanno pensato quest’installazione insieme in un intervento combinato e organico”, continuano le curatrici.

Entrando nella chiesa si incontra prima l’acqua, intervento a opera di Molin, nativo dell’isola veneziana di Burano, artista attento agli effetti della luce e del colore che utilizza per rappresentare scene di vissuto quotidiano, di omologazione giovanile e di nuove tendenze sociali.

“Ragionando su uno degli elementi più cari all’umanità non si può non pensare al dibattito mediatico quotidiano sulla questione delle acque e del rispetto o della mancanza di rispetto dell’uomo per questa risorsa fondamentale per la vita. Con quest’installazione, non a caso intitolata Mose, ho voluto ricreare un piccolo bacino idrico che ha un chiaro riferimento alla mia Venezia e alla questione delle alte maree e di tutte le problematiche che concernono la laguna e la sua gestione. I Veneziani hanno un fortissimo rapporto con il mare e il Mose in modo particolare è un’opera che solleva molti interrogativi sulla tutela degli equilibri presenti in questo territorio”, ci spiega l’artista.

Proprio su quest’ultimo concetto si basa tutta la progettazione dell’impianto espositivo: una serie di tele a soggetto marino di forma circolare che si librano orizzontalmente sul terreno, sorrette da effimeri supporti cilindrici in vetro. “Le opere stesse vengono così a trovarsi in un equilibrio instabile e il visitatore è costretto a muoversi intorno ad esse con cautela: deve fare attenzione al mare così come all’arte. Il rispetto diviene il principio unificatore della mostra che dall’acqua si sposta al cielo in un continuum fluido”, conclude Molin passando la palla al collega.

Leggi la seconda parte dell’intervista.

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mercoledì 11 Settembre 2024