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Secondo uno studio effettuato dal DGCIS, dalla Banca di Francia e dall’UNWTO (United Nations World Tourism Organization), l’anno scorso la Francia è stato il Paese più visitato del mondo: 84,7 milioni di turisti, con una crescita – rispetto allo stesso periodo del 2012 – del 2%. Medaglia d’argento per gli USA con 69,8 milioni di visitatori, a chiudere il podio la Spagna con 60,7. E l’Italia? Solo quinta, alle spalle della la Cina, nonostante i 50 siti riconosciuti dall’UNESCO (su un totale di poco meno di mille) come Patrimonio dell’umanità. Unica, un po’ magra consolazione, quella di essere il terzo Paese più visitato d’Europa.
Secondo Giovanni D’Agata – Presidente dello Sportello dei Diritti dei cittadini – questi dati non fanno che confermare il declino del nostro Paese che si presenta impreparato agli occhi del turista. Certo Siena, i Trulli di Alberobello e Venezia (solo per citare alcuni dei suddetti 50 siti) sono unici nel mondo, ma remano contro gli scarsi investimenti volti alla salvaguardia del Patrimonio artistico italiano. Su tutti ricordiamo Pompei, troppo spesso protagonista, negli ultimi anni, di crolli e saccheggi, a dimostrazione di una lentezza – derivante in parte dalla mancanza di fondi in tempo di crisi – e di una incapacità ad intervenire e tutelare i nostri luoghi di interesse.
La cosa che più fa arrabbiare e che indigna è che il Patrimonio artistico, paesaggistico, culturale ed enogastronomico dello Stivale (per non parlare delle migliaia di chilometri di costa, visto che le acque della Sardegna sono state riconosciute tra le 15 più cristalline del mondo) non ha nulla da invidiare alle tre Nazioni presenti sul podio, anzi. È il biglietto da visita che presentiamo (vandalismo, scarsi investimenti a tutela delle ricchezze artistiche del nostro Paese) che lascia a desiderare e che induce il turista a preferire altre mete.
Secondo il Sole 24 Ore, investiamo in beni culturali l’1,1% delle risorse pubbliche quando in Europa la media è 2,2% e nessun altra nazione scende sotto l’1,8% – non sono da meno i finanziamenti per l’istruzione, in cui siamo penultimi all’8,5% contro una media del 10,9% davanti alla sola Grecia.
Quanto alle infrastrutture, porti e aeroporti tutto regolare: voli e crociere risultano i mezzi più comodi per raggiungere le nostre città. Qualche pecca è probabilmente rappresentata dalla rete autostradale, ma forse è nell’organizzazione generale che l’Italia paga il divario dagli altri Paesi, anche in considerazione di tasse di soggiorno più alte rispetto alla media europea.
La materia prima c’è, manca un po’ di strategia.
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domenica 2 Aprile 2023