Questo sito utilizza cookie tecnici e, previa acquisizione del consenso, cookie analitici e di profilazione, di prima e di terza parte. La chiusura del banner comporta il permanere delle impostazioni e la continuazione della navigazione in assenza di cookie diversi da quelli tecnici. Il tuo consenso all’uso dei cookie diversi da quelli tecnici è opzionale e revocabile in ogni momento tramite la configurazione delle preferenze cookie. Per avere più informazioni su ciascun tipo di cookie che usiamo, puoi leggere la nostra Cookie Policy.
Cookie utilizzati
Segue l’elenco dei cookie utilizzati dal nostro sito web.
Cookie tecnici necessari
Sempre attivi
I cookie tecnici necessari non possono essere disattivati in quanto senza questi il sito web non sarebbe in grado di funzionare correttamente. Li usiamo per fornirti i nostri servizi e contribuiscono ad abilitare funzionalità di base quali, ad esempio, la navigazione sulle pagine, la lingua preferita o l’accesso alle aree protette del sito. Comprendono inoltre alcuni cookie analitici che servono a capire come gli utenti interagiscono con il sito raccogliendo informazioni statistiche in forma anonima.
Prima parte6
cm_cookie_cookie-wp
Verifica l'accettazione dei cookie.
PHPSESSID
Identifica la sessione dell’utente tramite un valore alfanumerico.
Inizia tutto da una mano.
Solitamente è la tua. Solitamente aiuta ad accettare e capire tutte le altre mani che arriveranno negli anni successivi.
La prima mano non si scorda mai, dicono.
Nel bene e nel male. Dicono.
«Domani la vedo.»
«Ma te la dà?»
«Eh. Boh. Sì? Non lo so.»
A luci spente è tutto più semplice, secondo alcuni. È l’altra faccia della paura del buio: non temi ciò che potrebbe nascondersi tra le ombre, ma ciò che vedresti se la luce fosse accesa.
«Quindi com’è andata?»
«E come vuoi che sia andata.»
È nella prima mano che si trova conforto quando le cose vanno male. O quando vanno bene. O quando vanno e basta.
Un’ossessione, in qualsiasi caso, ha due lati: la repulsione e il desiderio morboso. Spesso coesistono.
«Quindi com’è stato?»
«E come vuoi che sia stato. È un coglione. Per fortuna che…»
Per fortuna che abbiamo le mani.
Stasera pizza, Netflix e cura di sé. Tanta cura di sé.
«Tro-va-ti u-na per-so-na ve-ra.»
«Io sono una persona vera.»
Non è così legittima, come paura. In fondo è una cosa bella, di che ti preoccupi, buttati e basta.
Esistono paure illegittime? Paure di serie B?
In che modo una mano estranea non dovrebbe risultare spaventosa? Una mano, una bocca, un corpo: tutte cose terribili. Tutte cose che vanno bene solo quando sono tue.
«Guarda che non finisci mica all’inferno.»
«Eh, capirai. L’inferno. Tipo Paolo e Francesca, intendi?»
«Se vuoi vederla così.»
Per quanto tempo si può evitare prima che diventi strano? Quante scuse diverse – diverse davvero, non variazioni cromatiche delle stesse – esistono? E anche se ne esistessero abbastanza, quante se ne potrebbero accampare prima di generare dei sospetti?
Ho mal di testa.
Di sotto ci sono i miei.
No guarda, li ho dimenticati a casa.
Ma si è fatto davvero così tardi?
Ieri mi sono venute.
Non sei tu, sono io.
È una cosa importante, non voglio che succeda così.
Oggi fa freddissimo.
«Tu prova. È solo sesso.»
«Solo?»
Frase fatta per eccellenza: meglio soli che male accompagnati. Anche tutti i giorni, anche più volte al giorno, anche con oggetti, anche senza, anche davanti a un video, anche con la fantasia.
C’è una sola costante: inizia tutto da una mano.
Twitter:
martedì 6 Giugno 2023