Tanti piccoli fiammiferi in una stanza buia

Esistono storie difficili da ascoltare. Storie di uomini e di donne che sono stati privati di ogni cosa, storie di bambini che sono stati uccisi e cacciati come prede, storie di persone che hanno patito sofferenze e umiliazioni inimmaginabili. E la storia di oggi è senza dubbio una delle più difficili da raccontare.

Chi conosce la vecchiaia perché la vive o perché la osserva, conosce il dolore e l’impotenza che la perdita della memoria porta con sé. È come perdere la vita stessa, l’esile filo che ci lega al nostro passato.

Così noi oggi scegliamo di ricordare, per non portare altro dolore laddove ce n’è stato fin troppo.

Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria, una data simbolica scelta per ricordare i milioni di morti dell’Olocausto. Un giorno in cui si ricorda l’orrore e la disumanità dei campi di sterminio, si ricordano ebrei, dissidenti, omosessuali, sinti e disabili, si ricorda tutto un lungo processo di emarginazione e di colpevolizzazione che in un crescendo delirante è sfociato nello sterminio.

Oggi il mondo ricorda le responsabilità, la consapevolezza e il silenzio.

Non è un compito facile raccontare la storia di chi ha vissuto sulla propria pelle questa esperienza.

Tuttavia mi piace pensare che oltre all’esperienza del dolore ci sia qualcos’altro che accomuna le vittime del genocidio nazista: la speranza. Pensare che anche nella paura ci siano stati alcuni brevi attimi di serenità e che anche accanto allo sterminio è passata la vita. Pensare che anche nel buio la memoria – per l’appunto – si sia rivelata capace di ridare luce a un mondo che sembrava ormai non esistere più. La memoria che porta ad aggrapparsi a ricordi, a pensieri, a piccoli oggetti quotidiani, a passioni dimenticate. Tutte quelle piccole speranze che sanno infondere la forza per arrivare a sera, per non demordere. In una parola, per resistere.

Come quando si accende un fiammifero in una stanza buia, una timida fiamma può cambiare la visione di ogni cosa. Immaginiamo ora di avere cento, mille fiammiferi e di accenderli tutti insieme: l’intera stanza si fa sempre più nitida. Adesso pensiamo a queste piccole luci come storie diverse, ma in un qualche modo simili, legate a un unico filo che possiamo chiamare Speranza e immaginiamo che ogni storia abbia fatto di tutto per aggrapparsi ad esso e non cadere.

Come è facile per noi pensare che una piccola luce riesca a sconfiggere un grande buio. Come è facile per noi crederlo se si è un fiammifero in una stanza vuota. Ma non è facile convincersi quando si è una persona immersa nel dolore. È dura pensare di avere delle speranze, di avere giorni buoni davanti, di ritornare prima o poi a essere felici. Eppure voglio immaginare tanti piccoli fiammiferi in una stanza buia e la memoria come una fiamma che accende le luci anche dove sono tutte spente.

E noi oggi, ricordando, le accendiamo tutte insieme.

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sabato 27 Luglio 2024