Il Papa postmoderno, la crudeltà antica dell’IS e Youtube
Tutto sta accadendo simultaneamente, con il ritmo allucinante di un incubo. È difficile dare un soggetto a questa frase, tale è il magma di eventi che sta segnando il Medio Oriente. Non per niente, soprattutto in relazione a quanto sta avvenendo in Iraq, Papa Francesco ha parlato di una Terza Guerra Mondiale. Un azzardo, questo, inserito in un messaggio papale atipico: come ha sottolineato Massimo Cacciari, è la prima volta che un pontefice parla di guerra in termini realistici, non assoluti, auspicando di fatto un intervento armato delle Nazioni Unite. Non un richiamo ad una crociata dal sapore un po’ medievale, come potrebbe sembrare, ma il suo contrario. Quel che è certo è che un papa, di fronte a questi tragici avvenimenti, non poteva di certo tacere; men che meno questo Papa.
C’è dunque un Papa (l’articolo indeterminativo papale non si usava dal Quattrocento) che richiama l’Occidente alla difesa armata degli innocenti in Medio Oriente. Ma c’è anche un Premier che compie viaggi diplomatici in Iraq promettendo aiuti bellici. Così l’inutilizzato carico di armi sequestrato vent’anni fa durante la guerra dei Balcani, per lo più kalashnikov di produzione sovietica, verrà affidato ai militari di uno stato che di fatto non esiste, ai peshmerga (letteralmente ‘coloro che si trovano di fronte alla morte’) del Kurdistan. Fa un po’ di impressione, tipo un tuffo in una realtà più profonda e più tetra, vedere i nostri politici – quegli indaffarati e distratti ragionieri usualmente dediti a far tornare il rendiconto della nostra funestata economia – indossare gli abiti smessi degli statisti del novecento, quelli che lo spread avresti potuto spiegarglielo per ore, ma senza risultati.
E ovviamente c’è l’IS, lo Stato Islamico, il quale compie atti di tortura – questi sì – brutalmente medievali, utilizzando però al meglio le tecnologie moderne per trasformarli in propaganda. Un terrorista non abbisogna di un proprio canale d’informazione: egli compie atti talmente inumani da lasciare alla stampa dei nemici il grato compito di pubblicizzarli gratuitamente. La decapitazione di James Foley da parte degli jihadisti dell’IS è rimbalzata in pochi minuti in tutti gli angoli del mondo, ed a poco è servita la tardiva censura. Se il genocidio perpetrato dall’IS agli Yazidi era servito per generare orrore, questo allucinante video è stato impeccabilmente redatto per intimorirci e per instillare dell’odio – paura e risentimento, ovvero le armi preferite dei terroristi. Napolitano ha definito l’esecuzione di Foley come «un atto agghiacciante ed esecrabile, che richiama un tenebroso e lontano passato». Come se la crudeltà antica – quella malvagia violenza che sfuma nel mito religioso – si fosse nascosta da qualche parte, aspettando il momento giusto per mostrarsi al mondo. Con un coltello, una videocamera HD ed un modem.
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sabato 8 Febbraio 2025