Recovery: the journey

E anche quest’anno è arrivato, puntuale come non mai e altrettanto spaventoso: il momento di tirare le somme. Da dove iniziare? Il 2021 è stato un anno (sono stati due anni a dire il vero) segnato da chiusure, contagi, insicurezze, restrizioni e precarietà. Ripresa, è questa la parola magica che oggi aleggia sulla bocca di tutti. La ripresa è dietro l’angolo. Anzi, è già qui, assicura un coro pressoché unanime di voci. Il domani ci viene incontro a passi da gigante. C’è chi sceglie di addentrarsi nel futuro anticipandolo e c’è chi, invece, attende nella paura, mentre le parole “innovazione” e “cambiamento” ci accompagnano ogni giorno di più in un viaggio attraverso la scienza e il progresso.

 Ma, nel concreto, come si riparte e come siamo ripartiti?

Tralasciamo economia, politica, relazioni internazionali, costi, benefici. Parliamo di “salute”. La ripresa della salute. Non parliamo di “sanità”, sanità è un termine più generico, più “lontano”. Sanità è “ministeriale”. La salute, invece, è nostra, è quella con cui dobbiamo convivere e che ci spinge a scendere a compromessi. Quella che si fa un po’ desiderare, quando decide di prendersi una pausa, o meglio, quando finisce rinchiusa in lockdown. È la ripresa più difficile, questa. La ripresa mentale, quella che diventa il palcoscenico di nuove emozioni e di sentimenti contrastanti: l’euforia per la riapertura, la paura di un nemico ancora presente, l’ansia per la prospettiva di allentamento delle restrizioni e la frustrazione per ciò che ancora non possiamo fare. Sì, perché il Covid non è solo una questione di sistema, struttura o sanità. Quello che ci ha lasciato tutta questa situazione riguarda anche la difficoltà ad uscire di casa, la perdita di abitudine nel vestirsi, nel rivedere persone e nel socializzare. È quel forte senso di smarrimento e inadeguatezza che si prova all’idea di cambiare abitudini, o peggio, di non saper più come ricreare o riadattare la propria routine in base a nuova normalità.  Le nostre case, in questo periodo, sono diventate un rifugio, abbiamo stabilito un perimetro di sicurezza e ora dobbiamo abbandonarlo per lanciarci di nuovo nel mondo (… e poi diciamocelo, la vita in casa non è poi tanto male come si pensava all’inizio).

Diciamoci la verità: a chi non è capitato di ritrovarsi in una strada affollata e di “spaventarsi” alla vista della marea di persone che la circondano? Lo stupore si unisce al panico: finalmente torniamo a uscire, ma… la mascherina? Gli assembramenti? La paura rimane e la libertà si trasforma in un problema.

Così la ripresa deve essere innanzitutto mentale e la parola chiave non può che essere gradualità. Tornare ad abituarsi al fatto che ogni giorno è diverso, che non siamo destinati a ricadere sempre nella routine, che le opportunità sono tante e che sono lì proprio per essere colte.

Approfondimenti
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

sabato 27 Luglio 2024