Manuale d’uso per fallire dignitosamente: il Museo del Fallimento
Ho sempre avuto paura del fallimento. Si può interpretare come un’inclinazione al perfezionismo, una questione di bassa autostima oppure una tendenza a interrogarsi eccessivamente sui “se” delle cose: e se non ci riesco? Poco importa. Il fatto è che ho sempre avuto paura di sbagliare. Così, un paio di anni fa, ho iniziato a scrivere un “diario degli insuccessi”, una raccolta aggiornata dei grandi e dei piccoli errori che affrontavo ogni giorno. L’autoconsapevolezza che ho acquisito è stata enorme. Ho appreso che un fallimento non è necessariamente un qualcosa di negativo, ma che ti dà piuttosto quel certo grado di libertà che ti permette di dire “ancora”. Ho imparato a riformulare l’insuccesso come parte necessaria del successo e finalmente mi è stato chiaro: non tutte le ciambelle escono con il buco – e per fortuna!
La storia insegna che l’adagio “sbagliando si impara” è alla base delle più grandi imprese. Sapete che alcuni dei piatti più famosi al mondo sono nati per errore? Per caso, per fortuna, per volere del destino, un piatto da buttare può trasformarsi in un successo. Basta pensare al famoso cocktail, il Negroni sbagliato, nato dall’erroneo utilizzo del prosecco al posto del gin e da allora il Negroni non è stato più lo stesso. Un errore così fortunato da esserne diventato lo stesso nome. Dietro ogni grande scoperta, ogni grande opera, si nascondono (come minimo) decine di fiaschi.
“Imparare è l’unico modo per trasformare un fallimento in un successo”. È con questa massima dal risvolto ottimista rivolta alla celebrazione degli errori di percorso che è nata in Svezia a Helsingborg un’esposizione unica nel suo genere: si chiama Museum of Failure, ovvero Museo del Fallimento. L’idea nasce dalla “frustrazione”, si legge sul sito del museo: “Ero così stanco di leggere e ascoltare le stesse noiose storie di successo, sono tutte uguali” scrive il curatore svedese Samuel West. I fallimenti sono interessanti, racchiudono un percorso, il più delle volte ci aiutano a capire la giusta strada da intraprendere, altri rimangono semplicemente lì, nel dimenticatoio, lasciando comunque il loro segno. Il museo nasce con l’intento di ispirarci ad avere il coraggio di prendere dei rischi, dimostrando che tutti possono sbagliare (e che spesso e volentieri lo fanno). Il “museo di chi ci ha provato” assume così tratti quasi terapeutici, diventando un modello di ispirazione per imparare a rialzarsi dopo qualunque caduta.
Ma, nel concreto, che cosa viene esposto? Si possono trovare oggetti nati da idee sciagurate, troppo ambiziose oppure semplicemente premature, prodotti buffi, inutili, sessisti, fallimenti che non hanno scusanti e altri che sono stati a un passo dal successo. Si va dalle lasagne al ragù della Colgate alla Coca Cola al caffè, dalle penne Bic for Her, al gioco da tavolo di Donald Trump, si trovano i Google Glass, gli “occhiali per la musica digitale” di Oakley e quelli magnetici di Nike.
Non vi ricordate di cosa si tratta? Appunto.
Forse i nostri piccoli fallimenti quotidiani dovrebbero preoccuparci un po’ meno.
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giovedì 7 Novembre 2024