Cadere per credere: perché fare figuracce è vitale

Se la vita è una lunga corsa ad ostacoli tutti, almeno una volta, abbiamo indossato i panni di un corridore inesperto che, uno dopo l’altro, li rade al suolo sotto il peso imbarazzante della disinvoltura che se ne va. La vita può essere infatti paragonata ad una staffetta dove, per raggiungere il traguardo, diventa essenziale superare le difficoltà che si collocano di fronte. Se ciò non accade – come nella maggior parte dei casi – la figura che ostacola la nostra carriera e la nostra vittoria si trasforma magicamente in un qualcosa che, per quando spiacevole, si rivela vitale: la figuraccia.

Un singolo e banale passo falso che si dimostra capace di creare involontarie situazioni colme di imbarazzo e tensione. Certo è che, per quanto si cerchi di dimenticarli, gli episodi più imbarazzanti della nostra vita riusciranno indubbiamente a sopravvivere alle intemperie, ai cambiamenti così come all’evoluzione storica. L’imbarazzo si distingue, infatti, per la straordinaria e terrificante dote di rimanere lì, eternamente inciso nei ricordi come parole sul cemento. Di conseguenza, l’unica soluzione di fronte all’inevitabile è disporsi al meglio e non farsi trovare impreparati: bisogna innanzitutto riconoscere il proprio stesso gesto come inopportuno, spiacevole e perfino divertente.

Le figuracce, infatti, non sono semplici fotografie eterne di situazioni imbarazzanti, ma assumono i tratti di vere e proprie svolte esistenziali. Brutte figure, incidenti, sviste, ostacoli non superati possiedono innanzitutto un intrinseco significato positivo: sono ricordi.

Consiglio vivamente di inciampare in pubblico o – perché no – di rovesciarsi una birra addosso oppure – ancora meglio – di camminare con i segni della cioccolata sulla faccia. Piccoli gesti imprecisi capaci di imprimersi nella memoria di chi osserva, suscitando un sorriso inaspettato nel momento in cui questo ricordo riemerge. Le brutte figure sono storie di amore, di lavoro, di amicizia che ci donano la possibilità di ricordarci chi eravamo, chi siamo e cosa siamo diventati. Sono quelle macchie sui vestiti e quegli sguardi complici che – per quanto piccoli, stonati e imbarazzanti dettagli – siamo legittimati ad indossare con orgoglio.

Certo – come negarlo – lì per lì si vorrebbe sprofondare, partire per un viaggio di sola andata, cambiare città, stato e perfino identità. Tuttavia è scientificamente provato che il tempo è in grado di trasformare anche la più clamorosa e memorabile delle figure in una risata. Così, come un atleta può imparare a saltare gli ostacoli, le figuracce possono rivelarsi vitali nell’insegnarci a crescere e a rapportarci con gli altri.

Invito, quindi, ognuno di voi a partecipare ad un grande esperimento sociale: la prossima volta che dovrete “rompere il ghiaccio” provate a rovesciarvelo addosso o a scivolarci sopra e vedete che effetto produce.

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martedì 12 Novembre 2024