Aerei: come difendere la strumentazione dai raggi cosmici?
Un progetto italiano messo a punto dagli studenti universitari di Tor Vergata
Questo articolo fa parte del laboratorio Scrittori di classe
La brillante idea nata dalle menti dei ragazzi di Tor Vergata, dopo aver vinto una selezione per un programma a livello europeo, è quella di costruire uno strumento sperimentale e lanciarlo nello spazio a bordo di un razzo o di un pallone aerostatico per essere studiato nell’ambito del programma “Rexus/Bexus” (Rocket and Balloon Experiments for University Students), che si rivolge agli studenti universitari d’Europa.
Il progetto italiano si chiama NEMESYS (Neutron Effects on Memory SYStems) e provvederà a studiare gli effetti prodotti dall’impatto dei raggi cosmici sulla strumentazione di bordo dei velivoli e degli aerei. NEMESYS ha il compito di raccogliere dei dati sui probabili malfunzionamenti delle apparecchiature e relazionarli alle condizioni dell’ambiente esterno, per esempio la presenza di campi elettromagnetici, la temperatura, la pressione e così via. In questo modo si potrà relazionare una certa condizione esterna al danno subito.
La presentazione di NEMESYS avverrà a febbraio in Germania, vicino Monaco, e il razzo verrà lanciato nello spazio ad ottobre, dalla stazione di lancio ESA a Kiruna, in Svezia.
«Se riuscissimo a trovare qualcuno interessato alla realizzazione del nostro progetto, un finanziatore, allora sarebbe perfetto» dice Tiziano Fiorucci, il responsabile delle comunicazioni del gruppo di giovani ingegneri. Infatti per loro questo progetto è un sogno che diventa realtà, ma non del tutto, perché come ben sappiamo l’attrezzatura costa parecchio e un finanziatore fa sempre comodo.
Questo progetto può essere una vera svolta nell’ambito dell’affidabilità e della sicurezza delle applicazioni elettroniche. L’impatto delle particelle cosmiche sulla strumentazione di bordo non è da sottovalutare, perché anche errori che sembrano di minor importanza possono portare al malfunzionamento del sistema elettronico.
Ogni gruppo di sensori, i quali hanno il compito di captare le particelle cosmiche all’esterno, è gestito da un Arduino diverso, ovvero una piattaforma hardware low-cost programmabile con cui è possibile creare circuiti elettrici. La modularità di questo sistema è la parte fondamentale del progetto: sarà infatti possibile aggiornarlo semplicemente collegando una nuova scheda Arduino per usare, ad esempio, sensori differenti o estendere il sistema generale. In questo modo, nello sfortunato caso di un malfunzionamento di un solo gruppo di sensori, non sarà necessario modificare tutto il sistema ma solo una parte di esso, rendendo tutto molto più semplice per i tecnici a terra.
Quindi auguriamo buona fortuna ai nostri giovani ingegneri, sperando che il loro progetto prenda il volo senza intoppi e produca risultati soddisfacenti.
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sabato 5 Ottobre 2024