La partita è agli sgoccioli. Il risultato è al sicuro e la stanchezza si fa sentire nelle gambe.
La palla gira nella propria metà campo, con gli avversari in attesa del triplice fischio finale.
Nel calcio si parla di melina quando una squadra tende a congelare il gioco trattenendo il più a lungo possibile la palla, evitando così che l’avversario se ne impossessi e diventi pericoloso. Solitamente sono i giocatori che stanno vincendo a fare melina, per “addormentare” il gioco ed evitare eventuali incursioni avversarie.
L’espressione nasce nella pallacanestro, e significa «cercare di trattenere la palla, a scopo ostruzionistico, al limite dei modi consentiti dal regolamento» ed entra nel calcio grazie a Gianni Brera da cui ricava melinare. «Batti e ribatti, gli azzurri non passano. Viene solo da chiedere se Pozzo abbia pensato di propiziare gli spazi offensivi giocando a melinare nella propria metà campo».
Secondo il linguista italiano Alberto Menarini, la voce melina deriverebbe dal Gioco della melina (in dialetto, zug dla mléina), diffusosi a Bologna nel 1908. Consisteva nel passarsi un cappello tra ragazzi disposti in cerchio, mentre uno di loro, al centro, tentava di recuperarlo.
Melina, diminutivo di mela, col significato metaforico di palla, parrebbe invece derivare dal bolognese “indugiare, cincischiare, gingillarsi”, e cioè trattenere il più a lungo possibile la palla. L’espressione avrebbe una lontana origine oscena, legata al regalo di una mela, utilizzata come uno dei primi rimedi contro l’eiaculazione precoce, ai ragazzi che frequentavano i circoli cattolici.
Fare melina è entrato nel linguaggio comune ed utilizzato in ambiti differenti, dalla politica all’economia, a dimostrare come lo sport presti tante metafore alla vita quotidiana, dilatandone i suoi significati.
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lunedì 9 Dicembre 2024