Thibaut Pinot, ci mancherai

 

Il Giro di Lombardia 2023 ha chiuso la carriera di uno degli atleti più amati nel mondo del ciclismo: Thibaut Pinot. Per dire addio alle due ruote, lo scalatore francese ha scelto la gara che ama più di tutte, quella che lo ha visto trionfare sul traguardo nel 2018. A salutarlo per l’ultima volta al suo passaggio c’era “Le Virage Pinot”, un gruppo di veri e propri ultrà pazzi per Thibaut: sulla curva di Boccola, a Bergamo, erano presenti tremila tifosi venuti dalla Francia (e non solo) per accompagnare gli ultimi metri da professionista di un corridore che ha fatto innamorare una generazione di appassionati, sia con le sue vittorie sia soprattutto con le sue sconfitte.

Da quando uno sportivo emoziona più con le sconfitte che con le vittorie? Semplice: perché è molto più facile riconoscersi in un corridore che, pur avendo talento, non riesce (quasi) mai a finalizzare l’impresa. Tra fughe riprese sul più bello, qualche scelta sbagliata e tattiche sconclusionate, alla fine il pubblico si è affezionato a Pinot per lo stesso motivo per cui si è affezionato a Mikel Landa: sono i “Godot” del ciclismo, gli eroi che tutti aspettano a braccia alzate al traguardo ma che non arrivano mai, talvolta anche per colpa di certi colpi bassi del destino.

«Ho avuto troppi rimpianti nella mia carriera. Ma la pressione non aiuta a crescere. Mi sono sempre preoccupato di fare bene, di essere all’altezza delle aspettative, alla fine sono andato in bici più per gli altri che per me stesso» ha dichiarato Thibaut. Ecco perché ora, dopo tredici anni di onorato servizio, ha deciso di concentrarsi su di sé, sulla famiglia e sulla sua fattoria a Melisey, nella regione des mille étangs, dei mille stagni, in mezzo alla natura. Il dirigente sportivo che lo ha accompagnato per la maggior parte della sua carriera, Marc Madiot, dice che per raggiungere la tana di Pinot «devi uscire dalla statale, prendere il sentiero, andare fino in fondo, e poi girare dietro quella salita, dove finisce la carraia, e poi vai a destra, ci sono dei massi, vai oltre e prendi un altro sentiero sulla sinistra, e poi in fondo dovresti vedere la casa, ma non sono sicuro eh».

Proprio Madiot è stato più volte accusato di non aver saputo mettere a frutto le potenzialità dello scalatore in maglia FDJ. A detta del corridore, però, i sogni li ha coronati tutti: vincere almeno una tappa al Tour de France e conquistare un Lombardia. Smette quindi senza troppi rimpianti, a 33 anni e con nuovi sogni nel cassetto: coltivare frutta e verdura, occuparsi degli animali, produrre miele e marmellate. «Se potrò fare la vita che sogno, è anche perché non ho vinto il Tour. La mia esistenza sarebbe cambiata troppo, per questo non me ne pento. Non ho mai voluto la vita del campione. Sarò ricordato per il Tour perso, ma non ci penso mai. Forse non me ne rendo conto. Forse non voglio. Sono felice così. Tutta la mia carriera è incompleta, non solo il Tour 2019. È la mia fragilità, alla fine l’ho accettato».

Goditi la vita, Thibaut. E grazie per aver reso straordinaria l’imperfezione

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sabato 27 Luglio 2024