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Germania vs Argentina

Dopo il tracollo totale del Brasile e la vittoria dell'Argentina

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Ancora una volta, come già nelle edizioni del 1986 e del 1990, la finale dei Campionati Mondiali di Calcio vedrà di fronte Germania e Argentina. Si tratta del confronto tra due scuole calcistiche differenti, ma più in generale tra due modi di interpretare il calcio: la scuola europea contro quella sudamericana. Per l’Albiceleste è la quarta finale mondiale, dopo i successi del ’78 e ’86 su Olanda e Germania e le sconfitte del ’30 e del ’90 contro Uruguay e Germania. Per i tedeschi è invece l’ottava finale, dopo i tre successi (’54, ’74, ’90) contro Ungheria, Olanda e Argentina e le quattro delusioni (’66, ’82, ’86, 2002) contro Inghilterra, Italia, Argentina e Brasile. La Germania detiene il record di finali disputate (8) ed è anche l’unica squadra, assieme al Brasile, ad aver disputato tre finali mondiali consecutive (’82, ’86, ’90, mentre il Brasile giocò le finali del ’94, ’98, 2002).

Le due semifinali, del tutto antitetiche tra di loro, hanno visto il tracollo totale del Brasile sotto tutti i punti di vista, soprattutto psicologico: i verdeoro, orfani di Neymar e Thiago Silva, dopo soli 29 minuti erano sotto di ben cinque goal (Muller, Klose, doppietta di Kross e Khedira). Tutto troppo facile anche nella ripresa, con la doppietta di Schurrle che ha rincarato la dose, amara tanto da rendere inutile il gol della bandiera di Oscar. Quello del Brasile è stato un vero e proprio suicidio calcistico, difficile da digerire, che ha infranto i sogni di un’intera nazione, aggrappata al Mondiale (come pure al Carnevale) per dimenticare i disordini e i problemi interni. Dopo il Maracanazo del ’50, i media hanno battezzato la disfatta di martedì scorso con il neologismo “Mineirazo” (dal nome dello stadio Mineirao di Belo Horizonte dove si è consumato il dramma), mentre in rete si è scatenata una presunta sfida intestina in Vaticano tra Papa Francesco (argentino) e il Papa Emerito Benedetto (tedesco).

Di tutt’altra fattura la semifinale tra Argentina e Olanda, che si è trascinata senza grosse emozioni fino ai tiri dal dischetto dove i tulipani sono sembrati meno precisi e determinati rispetto alla gara vinta dal dischetto contro il Costa Rica: Sneijder e Vlaar hanno mancato il bersaglio (splendido il portiere Romero), mentre gli argentini sono stati infallibili. Van Gaal aveva purtroppo esaurito le sostituzioni e il portiere Krul, eroe dal dischetto contro i centroamericani, ha dovuto assistere impotente alla disfatta dalla panchina. Ora però Sabella, CT dell’Argentina, deve preparare bene la sfida alla Mannschaft: i tedeschi hanno un giorno in più di riposo e non hanno disputato supplementari e rigori, ma soprattutto sono apparsi più squadra, nonostante una difesa rivedibile. L’Argentina è parsa troppo aggrappata alle individualità di Messi e Di Maria e avrà tutto uno stadio contro, essendo la rivale calcistica per eccellenza del Brasile. L’appuntamento è per domenica 13 al Maracanã, lo stadio dei sogni, teatro dell’ultimo atto del Mondiale dei mondiali.

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