Festival dello Sport, Lilian Thuram contro la “trappola” del razzismo
Il calcio, la sua lunghissima carriera, il mondiale vinto con la Francia nel 1998, le esperienze a Parma e con la Juventus ma anche, e soprattutto, i valori e l’impegno nel sociale. E’ un Lilian Thuram a 360° il primo, grande ospite del Festival dello Sport 2021 di Trento.
Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, il calciatore francese – che ha deciso di impugnare la penna e di diventare uno scrittore – si è profondamente impegnato nella lotta al razzismo e nel sociale. Proprio questo aspetto ha avuto grande rilevanza nel “cammino”, condotto da Massimo Arcidiacono, intrapreso sul palcoscenico del Teatro Sociale.
“Quando arrivai a Parma nell’estate del 1996 mi innamorai di quella città che è rimasta un luogo fondamentale, anche perchè è dove sono nati i miei due figli. Lì ho avuto la fortuna di giocare con grandi giocatori ed ho imparato moltissimo. Buffon e Cannavaro, poi assieme a me anche alla Juventus, sono diventati dei veri fratelli“, esordisce Thuram che vira subito sul momento più importante della sua carriera: “Il mondiale vinto con la Francia è stato un sogno raggiunto, una cosa incredibile che in Francia ha avuto una eco grandissima. Eravamo una squadra composta da giocatori di diverse origini e non c’era bisogno di nasconderlo: è stato un momento di grande riflessione sul tema del Razzismo che ha permesso all’intero paese di crescere“.
Gli spunti sul tema, da questo momento, si dipanano fino a ricordare fatti d’infanzia: “Dico sempre che sono diventato nero a 9 anni quando sono arrivato in una scuola di Parigi e sono stato offeso per il colore della mia pelle. Mia madre, quando le chiesi il perchè di questo fatto, mi diede una risposta sbagliata: mi disse che le persone sono cattive e non possono cambiare. Per fortuna non le ho creduto e da quel momento ho iniziato a studiare e a capire le motivazioni reali di questo fenomeno“.
Fenomeno che viene analizzato volgendo subito lo sguardo all’oggi, con il campione francese che sottolinea: “Il razzismo è una trappola fondata sull’arroganza, sul pensare di aver sempre ragione e sul non voler ascoltare gli altri“.
Ma quali sono allora gli antidoti per sconfiggere questa trappola? “Bisogna riuscire ad uscire da questo meccanismo di arroganza e ad abbattere i pregiudizi, diventando davvero esseri umani” afferma Thuram, che incalza: “È necessario ammettere che il razzismo c’è: se non si fa nulla vuol dire che si accetta questa situazione”.
Un processo fondamentale da intraprendere che, indubbiamente, implica non poche difficoltà: “Guardare le cose da un’altra angolazione vuol dire non essere più al centro e questo fa paura. Ma si può fare: non bisogna pensare come francesi, italiani o senegalesi ma solamente come esseri umani”.
Non un semplice incontro, ma una vera e propria lezione di sport e di vita che non poteva non concludersi con pensiero rivolto alla vittoria dell’Italia, da sempre storica rivale dei Bleus, a Euro 2020: “Non è un caso se vinci l’Europeo. C’è un gruppo giovane, molto compatto. Il bello del calcio è che vince la squadra”. Touchè.
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giovedì 7 Novembre 2024