FDS 2023 – Eurobasket ’83: il primo oro non si scorda mai
Applausi, calore, standing ovation, ma soprattutto cameratismo ed ironia sono stati i veri protagonisti dell’incontro organizzato a Il Festival dello Sport di Trento nel quarantennale dalla vittoria agli Europei di pallacanestro del 1983 in Francia.
“Siamo entrati in campo con l’idea di vincere, tanto più che giungevamo dall’argento alle Olimpiadi, ma ci siamo davvero resi conto di potercela fare solo all’ultimo, quando Pierlo (Pierluigi Marzorati, presente) ha messo a segno quel canestro decisivo”, esordisce il capitano Dino Meneghin. Il canestro a cui si riferisce è quello sospirato – la palla rimbalza infatti più volte sul ferro prima di entrare – nella prima partita contro la Spagna – ritrovata poi anche in finale – che ha permesso loro di concludere un punto avanti 75 a 74.
“In realtà la Spagna ci ha agevolati più tardi, sconfiggendo l’Unione Sovietica che, insieme alla Jugoslavia, era la squadra più forte. In più eravamo reduci anche da una bella batosta a Torino: c’è stata una buona dose di fortuna a farci vincere”, lo redarguisce Pierlo, mentre Renato Villalta e Antonello Riva ricordano il team di allenatori e massaggiatore che li hanno coadiuvati. “Sandro Gamba era un grande conoscitore del basket americano e cercava di portarlo nel gioco italiano. Era un allenatore giusto e imparziale, sempre diretto e trasparente: tutti sapevano come la pensasse, in questo modo ognuno era caricato della propria dose di responsabilità”, racconta Meneghin.
Interrogato su cosa non funzioni nell’attuale Nazionale, l’ex-playmaker Carlo Caglieris spiega come il gioco sia cambiato passando da più tecnico e tattico a più veloce e potente. “A riguardare adesso le nostre partite sembrano al rallentatore. Ognuno aveva però un ruolo ben definito: il playmaker stava sempre lontano dal canestro ed era il regista del gioco, oggi servirebbe qualcuno in grado di ragionare di più in quella posizione. Inoltre siamo deficitari sotto canestro e manca un centro di valore. Meneghin per noi è stato fondamentale: diciamo che se non fosse stato in campo, saremmo stati tutti meglio”, conclude ridendo.
Rammentando poi la rissa durante la partita contro la Jugoslavia, Villalta confida: “Nonostante la bassezza del momento mi sono reso conto che eravamo un blocco unico, avevamo una carica incredibile. Gli scudetti e tutti gli altri campionati sono importanti ma alla fine ciò che resta davvero è il momento in cui si indossa la maglia della Nazionale, per questo non capisco i giocatori odierni che rinunciano ancor prima di essere stati convocati. Sarebbe bello avessero maggiore amor proprio e riconoscenza nei confronti di ciò che permette loro di arrivare in alto”. Marzorati coglie l’occasione per sottolineare come anche i genitori dovrebbero essere più presenti nelle vite sportive dei propri figli ma sempre con il dovuto rispetto verso allenatori e dirigenti.
L’incontro termina con l’aneddoto sul pallone della vittoria ’83, baciato da Caglieris e poi sparito nel nulla per anni, salvo ricomparire in casa dell’addetto stampa che se ne era impossessato e lo aveva lasciato in eredità ai nipoti per giocare al campetto. Tornato ora nelle mani dell’ex-playmaker, auspica di poterlo donare ad un futuro museo del basket.
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lunedì 11 Novembre 2024