A tutto Jannik: pregi e difetti della Sinner-mania

La fotografia delle tendenze del 2022 fornita da Google Trends era già chiara: l’anno scorso, lo sportivo più cercato in Italia sul celebre motore di ricerca era Jannik Sinner. E le premesse per vedere il suo nome in cima alla lista anche nel 2023 ci sono tutte. Complice una sosta Nazionali che ha “distratto” per alcuni giorni il pubblico italiano dal calcio, l’impresa dell’Italia contro la Serbia nella semifinale di Coppa Davis a Malaga ha registrato ascolti record: la diretta del secondo singolare, quello tra Jannik Sinner e Novak Djokovic, il 25 novembre ha incollato davanti allo schermo 2 milioni e 149mila spettatori, con uno share del 17%. Numeri ancora più clamorosi per la decisiva vittoria della coppia Sinner-Sonego in doppio contro Djokovic-Kecmanovic: il punto che è valso agli Azzurri l’approdo alla finalissima ha raggiunto un pubblico di 2 milioni e 536mila spettatori.

Quelli che sembrano solo freddi dati statistici legati al palinsesto televisivo riflettono in realtà un fenomeno – la “Jannik-mania” – che ha conseguenze concrete e reali non solo sull’approccio delle persone allo sport (per una volta non più calciocentrico), ma anche sullo stato di salute del tennis italiano. Per quanto riguarda il primo caso, la grinta di Sinner ha avuto una presa tale sugli italiani che tutti i quotidiani hanno riportato scene di tifo da stadio nei bar per il ventiduenne dai capelli rossi. Il nostro Paese è costantemente alla ricerca di eroi giovani e belli (cit.) per cui provare un certo orgoglio patriottico e sapere che un ragazzo altoatesino è in grado di sconfiggere il numero uno al mondo esalta anche chi le racchette e le palline non le ha mai amate.

Altro vizio tipicamente italico è la presunzione di sentirsi esperti di un tema non appena questo va di moda, per cui molti appassionati di tennis si lamentano della marea di commenti arrivisti che le Finals e la Davis hanno scatenato; tuttavia, al netto di un legittimo fastidio, bisogna considerare gli aspetti positivi che la Sinner-mania ha portato con sé. L’innamoramento popolare ha spogliato il tennis dell’abito di sport “aristocratico” e ha invogliato molti a mettersi in campo, come accadde nel 1976 dopo le imprese di Panatta e compagni, quando tutti i bambini chiedevano una racchetta in regalo.

Grazie anche alla lungimiranza della FITP – che ha aumentato in modo capillare la sua presenza sul territorio nazionale – gli storici successi a cui abbiamo assistito in questo periodo hanno avuto un effetto a cascata notevole sul movimento tennistico: i tesserati sono saliti da 129.000 a 660.000, i praticanti da 1,3 a 4,5 milioni, i maestri da 1.700 a 12.000, i dipendenti FITP da 45 a 198 per un fatturato di 173,6 milioni e il numero di chi prende in mano una racchetta è quintuplicato.

È possibile (se non addirittura probabile) che la Sinner-mania sia solo una meteora, una parabola a breve termine. Ma il solo fatto di essere riuscito a far battere il cuore di milioni di persone all’unisono – per non parlare di tutti i ragazzini che grazie a lui hanno deciso di impugnare una racchetta – dovrebbe bastare come motivo di riconoscenza sempiterna. Come si dice nel ciclismo: alè alè alè, Jannik. E grazie.

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sabato 27 Luglio 2024