Un “transfert” al giorno
Era il 1880 quando Anna si innamorò di Joseph. “Anna O.” era una bellissima giovane di vent’anni, intelligente e dalle sorprendenti doti poetiche. Nel luglio di quello stesso anno, poco prima di incontrare Joseph, iniziarono a manifestarsi in lei differenti disturbi come cefalea ed allucinazioni. All’epoca la ragazza si prendeva cura del padre gravemente malato ma, tale vita “sacrificata”, la portò a sua volta ad ammalarsi progressivamente. In seguito ad una tosse persistente che sembrava non accennare a guarire, decise di farsi visitare da un medico, Joseph Breuer, il quale tentò di trattare tale tosse con l’ipnosi, ritenendola un sintomo nervoso. Il trattamento si protrasse per un anno, aiutando a curare i sintomi già presenti ma evidenziandone di nuovi: Anna alternava momenti di depressione ad altri di gioia, o ancora di aggressività incontrollata. Presentava inoltre disturbi del sonno e sovente dimenticava la sua lingua madre, il tedesco, che veniva contaminato con parole francesi o inglesi inserite casualmente nelle frasi.
Un caso clinico molto complesso quello della giovane, al punto che l’allievo di Breuer, Sigmund Freud, propose un innovativo metodo di psico-analisi. Fu così che il dottor Joseph iniziò ad applicare sulla paziente il “metodo catartico”, che sostituiva alla pratica dell’ipnosi quella dell’associazione libera di idee. Sebbene i risultati di tale esperimento si fossero rivelati di sorprendente successo, Breuer fu costretto ad interrompere il percorso con Anna: un particolare fenomeno, che Freud chiamò “transfert”, portò infatti la ragazza ad innamorarsi del suo psicoanalista.
Il “transfert” (o traslazione) è un argomento del quale molto si è dibattuto in ambito psicoanalitico, arrivando a definirlo «un processo di trasposizione inconsapevole» (positivo o negativo) per il quale il paziente proietta sentimenti, emozioni e pensieri (appartenenti a relazioni passate significative) sulla relazione con il proprio terapeuta.
Se ci si sofferma brevemente a pensare a tale fenomeno, si potrà notare com’esso faccia in realtà parte della vita di tutti i giorni, e non debba quindi venire necessariamente relegato all’esperienza di psicoanalisi. Viviamo inconsapevolmente fenomeni di “transfert” molto più spesso di quanto pensiamo ma non ce ne accorgiamo, poiché per ascoltare l’inconscio è necessario essere abilmente allenati.
Viviamo dei “transfert” quando scegliamo di argomentate dibattiti in cui non crediamo realmente o quando ci comportiamo in modi che non ci appartengono e che quindi sono frutto di forzature: tali condotte sono riconducibili a fratture del passato non elaborate, legate a rapporti profondi come quello con i genitori, che la nostra psiche proietta su fatti e relazioni relativi invece al presente.
Pur con una consistente dose di allenamento, resteranno sempre aspetti della nostra psiche che non ci è dato sondare fino in fondo, insieme a gesti che continueremo a compiere senza riflettere, ma che in realtà sono testimoni di storie passate ed ormai scordate, preziosi tasselli della nostra storia.
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domenica 8 Dicembre 2024