Direzione Polignano
L’inizio del nostro viaggio è a Roma. Arrivo a Termini nel tardo pomeriggio e, appena fuori dalla stazione, vedo Gabriele seduto ad aspettarmi sopra lo scooter. “Aò! Bello Giovà, come stai!?”. Grida mentre si toglie il casco. Ha i capelli neri, lunghi e poco curati. Indossa abiti da hipster con due orecchini enormi che lo fanno sembrare un pirata. Mi dà un caloroso abbraccio e un attimo dopo sono dietro di lui mentre guida ai 90 km/h per il centro di Roma.
Arriviamo a casa sani e salvi. Entro e subito mi viene incontro il mio amico spagnolo Pol: “Ciao Gio, Don Paolo ha già arrivato. Dai racconta cosa ai fato in questi mesi co**ione, come va a la Università?”. Gli rispondo di esserne già esausto, che aspetto questo viaggio da mesi. “Ti talio i capeli mentre dormi. Ho portato la machineta”. Lo minaccio. Lui ride, continuando a ripetere che lo farà di sicuro. Interviene Gabriele: “Ma piuttosto che parlare di ste stron*ate decidiamo dove andare domani”. “Volio andare in Puglia, decido io”. Accettiamo la ‘proposta’ di Pol e il mattino seguente partiamo in direzione Polignano. Ricordo di essere stato contento quando finalmente ci siamo messi sulla strada. Pol si fionda nel lato passeggero. Del resto con il suo metro e settanta scarso di altezza ha bisogno di tanto spazio per stendere le gambe. “Ok belli, in macchina mia se fuma”. Dice Gabriele tirando fuori del red Lucky Strike stagionato. Mentre siamo in qualche stradina secondaria per evitare il traffico e, soprattutto, l’autostrada, penso a Eugenio. Lui di norma vive a Bari ma trascorre l’estate sempre a Giovinazzo. Lo chiamo: “Euge!”. “Gioo, che vuoi?”. “Sto per passare da Giovinazzo con dei miei amici. Tu sei lì?”. “Non ci credo, ma che ca**o ci fate in Puglia?”. “Roadtrip”. “Vabbè siete dei grandi. Si, sono qui. Vi mando la posizione di una gelateria che fa un gelato pazzesco, ci becchiamo lì davanti”. Conclude la telefonata. Troviamo parcheggio in fretta, Eugenio ci sta già aspettando con la sua iconica canotta verde. “Vieni qui Gio, che sorpresa!”. Urla saltandomi addosso. Ci offre il gelato ma Pol ordina una Nastro Azzurro sostenendo che i veri uomini bevono la birra alle undici di mattina. “Dai Euge, vieni con noi a Polignano ti prego”. Gli dico gustandomi il fior di latte. Accetta. Eugenio è così; un vagabondo irrazionale. Ci rimettiamo sulla strada e arriviamo nell’ostello prenotato a Polignano quaranta minuti dopo: Da Bartolo. Entriamo dal portone grande e pesante, accolti dalla puzza di sigaretta spenta. Ci si avvicina un uomo alto, grasso, pelato e in ciabatte. “Siete voi quelli che hanno prenotato la stanza qui?”. Gabriele timidamente annuisce. Ci porta in silenzio verso la camera, lungo il corridoio stretto e senza finestre. Entriamo. Il bagno allagato, la muffa fetida sule pareti, un cumulo di polvere gialla sui cuscini e, soprattutto, un pezzo gigantesco di cartone marrone per coprire il buco nel soffitto.
Scappiamo. Senza voltarci. Pol mi insulta blaterando parole spagnole incomprensibili. Eugenio ride, perché è pazzo. Gabriele bestemmiando accende il motore della Panda. E ripartiamo.
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venerdì 11 Luglio 2025