Una chiacchierata con Federica Vitale, autrice del libro “Psicologia dei social network”
Federica Vitale è l’autrice del libro Psicologia dei social network (Tangram Edizioni Scientifiche, 2020). Ha sempre nutrito profondo interesse per i comportamenti umani ed è proprio da qui che nasce il suo libro: dall’attenzione ai piccoli comportamenti che si innescano utilizzando i social network. «Una volta avevo una vita. Ora ho un computer e una connessione Wi‑Fi»: questa frase potrebbe riassumere il concetto di vita di molti oggigiorno.
Federica, parlaci del tuo libro. Di cosa tratta nello specifico?
«Questo libro racchiude una serie di aneddoti e riflessioni su comportamenti umani che vengono generalizzati viste le “coincidenze” che si verificano sui social network. Unendo studi e letture inerenti ai social nasce una profonda riflessione sugli atteggiamenti che si innescano dietro all’utilizzo dei social network.»
Quali sono i pro e i contro dei social network?
«Uno dei pro è sicuramente veicolare informazioni in tempo reale. Essere sui social significa esserci, a nostra volta, quindi far parte della comunità. Per alcuni questo pensiero può sembrare esagerato ma bisogna arrendersi al fatto che questo è un dato di fatto. Spesso apprendiamo le notizie proprio attraverso i social, Facebook o Twitter. Basta scorrere le notizie per ricevere informazioni, e questo non può essere che un pro. D’altra parte, quello che doveva essere un altro lato positivo – ovvero “avvicinare” persone lontane – è finito per diventare un aspetto negativo: più che avvicinarci, i social hanno finito per allontanarci. Prendiamo come esempio il periodo storico che stiamo vivendo: abbiamo sentito e percepito meno solitudine ma ci siamo allontanati emozionalmente, emotivamente e empaticamente. Quello che prima era ascrivibile alla sfera dell’emozione è stato risucchiato da una sterilità greve che dobbiamo riuscire a fermare.»
Secondo te, perché utilizziamo cosi frequentemente i social?
«I motivi sono diversi, il principale è la ricerca di un’evasione dalla solitudine, quella che i rapporti umani ci impongono perché non ci soddisfano. Sui social possiamo indossare qualsiasi maschera, possiamo essere quello che non siamo e chi vorremmo essere o essere invece esattamente noi stessi.»
Il problema dunque è scindere quello siamo veramente da quello che appariamo dietro uno schermo…
«Lo schermo neutralizza e anestetizza chi siamo realmente. Possiamo scegliere di esporci o nasconderci. Basta vedere commenti sprezzanti e cattivi, molto spesso violenti, che accompagnano i post. È come se i social network fossero il mantello dell’invisibilità di Harry Potter: possiamo dire tutto quello che pensiamo, ma senza il filtro della realtà che, in genere, ci impone regole di pacifica convivenza. Dietro chi legge ci sono persone che possono essere ferite, deluse, offese. È fondamentale rendersi conto che l’offesa scritta su un social ha la stessa valenza di un’offesa detta faccia a faccia.»
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lunedì 17 Febbraio 2025