Un Passo Avanti: la Fashion Revolution Week
Dal 19 al 25 aprile 2021 avrà inizio la Fashion Revolution Week, un’iniziativa annuale creata dal movimento attivista globale Fashion Revolution. In scaletta sono previsti vari eventi virtuali che hanno lo scopo di sensibilizzare consumatori e produttori in merito alle pratiche adottate dall’industria della moda che comportano un impatto negativo sull’ambiente e a livello sociale.
Di fronte ad un’industria come la moda che genera un crescente profitto, è fondamentale portare avanti una serie di azioni che abbiano a cuore l’ecosistema e i lavoratori che collaborano alla sua stessa crescita. La domanda piuttosto provocatoria e che fa da slogan al movimento è #whomademyclothes? – chi ha fatto i miei vestiti?. Questo quesito punta all’autoanalisi, spingendoci a pensare a chi effettivamente realizza gli abiti che indossiamo e in quali condizioni igienico-ambientali.
Un ulteriore slogan recentemente introdotto è stato #whomademyfabric? – chi ha fatto il mio tessuto?. Ora la domanda si dirige espressamente ai marchi di moda affinché si rendano conto che la stessa materia prima o tessuto acquistati devono rispettare dei requisiti etici.
A questo aspetto si collega il caso più recente che riguarda il divieto di importazione di merci provenienti dalla zona dello Xuar (Xinjiang Uyghur Autonomous Region) imposto dalla nuova legislazione americana a inizio 2021. È appurato che la minoranza Uyghur viene pesantemente sfruttata dal governo cinese per la raccolta della materia prima cotoniera e come manodopera nelle fabbriche produttrici di vestiti. La decisione impone e chiede un maggior controllo della filiera tessile e dell’abbigliamento da parte dei vari brand, e promuove al contempo una maggiore trasparenza. Milioni di persone, purtroppo ancora oggi, lavorano in condizioni disumane e di vero e proprio sfruttamento. È bene pertanto non ignorare questa situazione ed attivarsi affinché si prendano decisioni migliori e socialmente accettabili. A ciò va aggiunto l’aspetto ambientale, dove la continua crescita della domanda di fibre come cotone, viscosa o altre fibre naturali, comporta un maggiore sfruttamento di aree coltivabili o peggio ancora a fenomeni di deforestazione.
Attivarsi e farsi coinvolgere da queste iniziative è un primo passo verso un cambiamento necessario che non può più essere posticipato.
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giovedì 7 Novembre 2024