La vera storia della partita di nascondino più grande al mondo

C’è un film piemontese presentato al Trento Film Festival nella sezione Terre alte – dedicata ai documentari d’autore su genti di montagna, tradizioni e paesaggi in trasformazione – in cui il nascondino non è solo un gioco. Bensì una tradizione, una commemorazione, una mobilitazione. Ma andiamo con ordine.

La vera storia della partita di nascondino più grande al mondo è un titolo insolitamente lungo per una produzione cinematografica, a maggior ragione per un cortometraggio di soli undici minuti. Questa, tuttavia, non è l’unica “contraddizione” della storia: il gioco del nascondino, di norma apprezzato e giocato quasi totalmente dai bambini, è qui a loro vietato. Si tratta di un nascondino particolare, che segue ferree regole.

Siamo a Serravalle Langhe, un piccolo paese di 301 abitanti della provincia di Cuneo, nel sud ovest del Piemonte. Il corto si apre con immagini del paesaggio campagnolo che si susseguono e, soprattutto, con un conto alla rovescia. Nel borgo è infatti tradizione, ogni anno dal 1945, una grande partita di nascondino che coinvolge tutti gli abitanti, sindaco compreso, ad eccezione degli under 18. Questi ultimi, nei giorni di gara, prendono il posto degli adulti in tutto e per tutto, sostituendoli nelle mansioni giornaliere, a casa e al lavoro. Ecco la prima regola da rispettare, «per una questione di sicurezza» come viene spiegato allo spettatore.

La seconda norma obbliga ogni partecipante a portare con sé – finché non viene trovato – una nocciola che funziona da conta delle persone, diligentemente aggiunta in fila alle altre su un tavolo di legno. La terza e ultima regola, invece, ci indica che non esiste la “tana” e che la fine del gioco si raggiunge quando 299 persone su 300 vengono trovate, l’ultimo abitante a rimanere è il vincitore, riceve e detiene la nocciola d’oro e sarà colui che condurrà la partita, cercando gli altri, l’anno seguente. Il tempo di gioco finora imbattuto è quello di tre giorni e nove ore che, come testimonia il certificato nell’ufficio del sindaco, è nientemeno che un Guinness World Record.

Ma il nascondino, per Serravalle Langhe, non è solo un gioco. La zona ha una storia strettamente legata alle vicende dei partigiani e questa grande partita avviene per tener viva la memoria. Gli abitanti si nascondono per ricordare quando, durante la Resistenza, in molti furono costretti a darsi alla macchia per salvare sé stessi e tutto il paese. È il loro modo per non dimenticare.

Lo stile leggero del breve documentario riesce a trasmettere totalmente il profondo messaggio della tradizione. Allo spettatore viene sicuramente da chiedersi se ciò che viene raccontato è vero – e probabilmente non lo è – ma è una storia che fa sorridere e commuovere allo stesso tempo, lasciando la voglia di raggiungere Serravalle Langhe e partecipare a questa partita.

Gli incontri con il signor Edo – il cercatore –, il sindaco e gli altri abitanti coinvolgono, grazie alla loro capacità evocativa. Il messaggio è universale e viene trasmesso con un tono lieve ma non superficiale, diventando ancora maggiormente comprensibile. È per questo che alla fine non ci importa se sia tutto vero o meno, nella nostra mente lo è.

Cultura
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

domenica 8 Dicembre 2024