Nello specchio di Annalena Tonelli, intervista ad Annalena Benini

Nell’ambito della rassegna estiva “Agosto degasperiano 2023 – Inquietudini”, organizzata dalla Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, si è tenuto l’incontro “Nello specchio di Annalena Tonelli” con protagonista Annalena Benini, giornalista del Foglio e scrittrice da poco nominata direttrice del Salone Internazionale del Libro di Torino. Vi proponiamo l’intervista all’ospite realizzata da UnderTrenta e pubblicata anche sulla testata “Il Dolomiti”.

Annalena Benini, sarà protagonista dell’evento “Nello specchio di Annalena Tonelli” in cui ripercorrerà il suo libro. La domanda sorge spontanea: nelle sue pagine parla di una sola Annalena?

Il mio libro parla di due Annalena. Una molto importante, Annalena Tonelli, che ha dedicato la sua vita agli ultimi e ai poveri in Africa ed è stata uccisa in Somalia nel 2003. E poi un’altra Annalena, che sono io, legata alla prima da una parentela lontana. Soprattutto, però, sono legata a lei da questo nome un po’ insolito, un nome di famiglia che in questa storia ho individuato proprio come uno specchio. Il titolo dell’incontro è davvero perfetto perché nel romanzo racconto il continuo – e impossibile – specchiarmi nella vita di Annalena Tonelli. Il libro nasce dal desiderio di entrare nelle profondità di una scelta così estrema quale quella del bene, ma del bene assoluto, e si costruisce attraverso il confronto di una vita ordinaria con una vita straordinaria. Naturalmente la vita ordinaria è la mia ed è la vita di chi è attratto dall’assolutezza, dalla scossa di essere, dalla scossa di assoluto e allo stesso tempo sa che non potrà mai essere quella la sua strada. Tuttavia, vuole cercare di avvicinarsi almeno con il pensiero, vuole capire qualcosa di più. Ed è quello che io ho cercato di fare con questo romanzo.

Si può dire che tra lei e la sua omonima si tratti di un incontro ma anche in parte di uno scontro?

Sì, ma più che di uno scontro direi di un confronto. Per scrivere questo libro ho dovuto disobbedire subito a un divieto, quello di Annalena Tonelli stessa che diceva di non scrivere di lei. Io invece l’ho fatto, e in cambio a questa disobbedienza ho offerto la mia vita. L’ho offerta come terreno di scontro, come terreno di confronto, per mostrare attraverso la mia piccolezza la sua grandezza.

Al di là del legame famigliare e del nome, da cosa si sente nel profondo legata ad Annalena Tonelli?

Ci sono molte coincidenze che ci legano, ma io mi sento legata a lei soprattutto dalla grande ammirazione che provo per la capacità di avere portato fino in fondo la sua scelta. Ammiro il rigore, la coerenza, la solitudine e questo è ciò che sento nel profondo che mi lega a lei. Ma mi lega non per vicinanza, quanto appunto per ammirazione.

Come pensa che la figura di Annalena Tonelli possa essere di ispirazione per le giovani d’oggi, attraverso le sue scelte di vita e le sue esperienze?

Per me di ispirazione lo è stata nel lavoro di studio che ho fatto su di lei. Mi sono resa conto che Annalena è stata una pioniera di libertà perché è andata a vivere in Africa all’inizio del 1969, quando aveva 26 anni ed era una giovane donna bianca, cristiana, sola (nel senso non sposata), che non si appoggiava a nessuna organizzazione e non era protetta da nessuno. È andata con grande coraggio e lì ha costruito la sua identità senza paura. Una cosa che mi colpisce molto – tra tutte quelle che Annalena ha scritto, ha detto e ha fatto – è stata proprio una frase in una delle rarissime interviste che ha concesso. Le fu chiesto che cosa volesse dire ai giovani che la stavano ascoltando e lei rispose: “Io vi consiglio e vi chiedo di dare e di darvi fino in fondo, di non dissipare”. Ecco, darsi fino allo sfondo mi sembra un insegnamento semplice e allo stesso tempo gigantesco.

Soprattutto in un momento come quello attuale, in cui spesso la profondità è una cosa che invece si perde.

Io credo che ogni momento storico sia particolare, difficile, complesso e bisognoso di chi dà senza risparmiarsi. Lo era sicuramente il 1969 per una donna sola che partiva per l’Africa e lo è oggi, allo stesso modo, in mille altre questioni della nostra esistenza.

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sabato 27 Luglio 2024