Lucy, la nuova musa di Luc Besson
Prendiamo un’idea non così originale ma comunque intrigante: l’ipotetico sottoutilizzo delle potenzialità cerebrali al 10% (ne abbiamo parlato anche qui, sempre a proposito di cinema). Affidiamo a Scarlett Johansson il ruolo di femme fatale con un ingombrante problema di aggressività repressa. Lasciamo a Luc Besson (anche in versione sceneggiatore e produttore) le chiavi di una regia veloce, ironica e, come da tradizione, estremamente curata sul versante della fotografia. Il risultato? Lucy, l’ultimo adrenalinico film del regista francese tornato, dopo ben 17 anni da Il quinto elemento (1997), alla fantascienza.
La trama, non si discosta troppo da opere precedenti (in primis il recente Limitless, di Neil Burger, 2011) ma adotta tuttavia, svolte narrative interessanti, inaspettate e funzionali. Questo a sostenere il percorso evolutivo, in senso decisamente darwiniano, di una disorientata e fragile Lucy: la ragazza, costretta da una serie di sfortunati eventi a contrabbandare ovuli di stupefacenti per la malavita di Taipei, vedrà (a causa di una assimilazione involontaria delle sostanze) incrementare la famigerata percentuale di accesso alle potenzialità intellettive oltre ogni previsione.
Besson è sempre a proprio agio nel raccontare storie di donne, straordinarie ognuna a proprio modo, e la sua filmografia lo dimostra: pensiamo a Nikita (1991), killer spietata alla ricerca di una vita normale, alla giovanissima Mathilda (interpretata da Natalie Portman in Leon, 1994), lucida e calcolatrice nonostante l’età, all’algida Leelo (Milla Jovovich ne Il quinto elemento) ultima speranza del genere umano contro una minaccia aliena, a Giovanna d’Arco (sempre la Jovovich nel film omonimo, 1999) e a Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace nel 1991, omaggiata nel film biografico The Lady (2011). Donne forti, determinate e affascinanti ma anche profondamente umane, complesse e intimamente fragili. Personalità tratteggiate in modo mai volgare, semmai sensuale, in grado di rubare quasi sempre la scena ai co-protagonisti dell’altro sesso; cosa non così frequente al cinema. Non c’è che dire, Besson non ama semplicemente le donne ma le idealizza, trasformandole nel centro di gravità del proprio universo creativo.
Tornando al film, Lucy è uscito nella sale italiane a metà settembre riscuotendo un buon successo di pubblico e critica. Un’ultima curiosità sul titolo della pellicola: nel 1974 in Etiopia venne ritrovato lo scheletro fossile del primo ominide bipede, un fondamentale e fino ad allora ignoto tassello evolutivo che portò, tempo dopo, all’Homo Erectus e all’Homo Sapiens. Per inciso, quegli antichi resti appartenevano a una femmina. Indovinate un po’, come venne ribattezzata?
Cultura
Twitter:
mercoledì 9 Ottobre 2024